«Vieilles ruines qui se détachent sur le ciel de la façon la plus pittoresque», faceva dire a Gaston de Léris (in «L’Italie du Nord») il castello-recinto di Vezio, solitario fra edere romantiche, uno dei superstiti fortilizi che munivano arcigni – si legge nell’introduzione al «Mito del Lario» – i promontori più avanzati, o si ergevano a dominare o questa o quella borgata lariana. Paolo Giovio in «Larius» afferma che gli abitanti dell’Isola Comacina deportati a Varenna nel 1169 dopo la distruzione del loro borgo da parte dei Comaschi, qui edificarono due torri, una vicina al lago sulla destra, cioè la Torre di Olivedo ora scomparsa, in verità però eretta dai duchi di Milano tra il 1450 e il 1460, l’altra, il Castello di Vezio, delle cui origini peraltro nulla si sa per certo, anzi vien ritenuto precedente all’arrivo degli Isolani. Paride Cattaneo della Torre, nella sua cinquecentesca «Descritione della Valsassina», si limita a far sapere, nel parlare di «una villetta detta Vettio», che «sopra una collinetta vi è fondata una bella fortezza, la qual sta a cavagliere della bella terra di Varena, nel mezzo della fortezza vi è una bella alta et forte torre, la qual scopre molte miglia intorno per il lago di Como et altre valli et monti». Puramente descrittivo anche il «Larius» di Sigismondo Boldoni che fa riferimento ad un «Mons Vecius», la cui torre domina il lago.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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