in questo paese, rimasto non toccato dal turismo e influenzato solo dall’emigrazione temporanea a Venezia, molto praticata sino al secolo scorso, la caratteristica etnica è rimasta a tutt’oggi assai evidente, tanto più che la popolazione, in pieno benessere per il singolare fiorire dell’arte della costruzione di lame da taglio, ha un particolare attaccamento alle proprie tradizioni e cerca gelosamente di proteggerle e di mantenerle. Trattasi anche qui di gente estremamente estroversa, piena di iniziative.

Premana sorge su un terrazzo morenico affacciantesi sul versante destro del torrente Varrone, circa una decina di ettari, inclinato est sud ovest, con pendenza del 30%, ad una altitudine variante tra m 925 e 1025. Una antichissima tradizione locale vorrebbe che il primo insediamento fosse avvenuto più in alto, a Piazzo, a nord est dell’attuale sede, nella quale gli abitanti si sarebbero trasferiti in seguito a una frana abbattutasi dall’alto. Nulla per ora avvalorerebbe tale versione.

Preaman, col tempo, divenne, grazie alla sua posizione, la più prossima alle miniere dell’alto Varrone, la terra del ferro per eccellenza. Tale è ancora, in quanto, nonostante le vicissitudini della siderurgia valsassinese, crollata nel 1800, i suoi abitanti, emigrati quali fabbri, seppero riportare in patria la propria attività nella forma evoluta della fabbricazione di lame, e creare quello che in Lombardia è tuttora chiamato «il miracolo di Premana» in quanto vede esportare in Italia e all’estero i prodotti di un paese di alta montagna, abbarbicato a un duro e avarissimo suolo.

Abbiamo detto che le miniere si trovano a oltre 2000 m di altitudine, a monte della strada della Rezia valtellinese proveniente da Introbio (si veda, in Introbio, la scheda la via alla Rezia abduana): il territorio non appartenne mai al comune di Premana che ne sembrerebbe il più logico possessore, ma a quello di Introbio.

Nessun problema strategico viario si presentò mai a Premana: una eventuale circuitazione della via della Rezia è infatti perfettamente controllabile da Casargo e da Pagnona. Ricordiamo che in queste due località vennero trovate tombe di incinerati gallici; ricordiamo anche che sicura è ivi la presenza militare successiva romana. Nessun ritrovamento archeologico, invece, avvenne mai a Preamana che, pure, ha una popolazione con caratteri squisitamente celtici. Una tale apparente contraddizione viene chiarita da una antichissima tradizione, ora perduta, che chi scrive raccolse da ricordi della propria famiglia la quale sin dal 1400 ebbe dimestichezza con Premana dove rogavano propri notai che vi ebbero anche una casa. Scrive qui, con più sicurezza, tale memoria, in quanto in questo ultimo anno è venuto in possesso di un diario, dell’inizio del 1800, pervenuto da prete Bernardino Ratti professore nei seminari diocesani, che ne dà la conferma.

La tradizione afferma, dunque, che a Premana vivesse una colonia addetta alla lavorazione del ferro nell’alto Varrone, controllata da truppe romane stanziate a Casargo e a Pagnona. Lo scritto del 1800 citato così la convalida, riferendosi alle miniere del Varrone: «Corre fama che nei tempi dell’antica Roma, vale a dire prima della nascita di nostro Signore, siano state trovate e poste in esercizio dai romani fin da quando, come consta da antiche storie, vi dedussero colonie di insubri, e che si servissero anche di questo ferro per soggiogare il mondo». Lo zibaldone continua, poi, segnalando resti di antichissimi forni, da secoli abbandonati.

Un’altra leggenda, accolta anche da Fermo Magni, attribuisce, poi, a tempo romano l’esistenza di fortificazioni poste alla bocchetta di Castel Reino verso la Valtorta e nell’alto Varrone. Qualche rudere segna qui ancora l’esistenza di opere; ancor più la segnava nel secolo scorso, tanto che anche la vecchia cartina militare la ricorda. Si raccontava che appartenesse a un castello di guardia sul traffico siderurgico. La posizione, presso le miniere, confermerebbe.

Le supposizioni fatte non contrastano con l’assenza di reperti gallici a Premana. Mentre, infatti, la presenza celtica a Pagnona e a Casargo è anteriore, del tempo in cui i galli dominavano il territorio, l’esistenza in Premana di colonie di lavoratori, che forse rappresentavano addirittura la popolazione guerriera della zona ivi confinata, dopo la sconfitta, è di tempi in cui dominatori sono i romani, e non i galli, divenuti popolo minuto ce non ha defunti da onorare.

Da quanto esposto, si dovrebbe concludere che le miniere del Varrone fossero sfruttate dai romani durante il secondo secolo avanti Cristo, e durante parte del primo e che fusione e fucinatura del ferro interessassero il territorio fino a Como.

Non è, poi, da escludersi che i romani avessero già trovato in atto quell’arte: i galli, infatti, ben conoscevano la siderurgia; le miniere dell’alto Varrone si aprono tutte verso la strada, da loro militarmente guardata, tra il passo della Croce dei Tre e la bocchetta di Trona; non difficile, quindi, poté essere stato da parte loro il rinvenimento della vena. È, in proposito, da osservarsi che nei corredi tombali delle necropoli galliche notevole è la presenza di oggetti di ferro, di armi e di attrezzi di mestiere; similmente si può dire dei corredi delle tombe romane dove, in particolare, si trovano i ferri di probabile trasporto dei cadaveri. Tutto questo lascia supporre che il fero non mancasse nel territorio e che quindi la produzione fosse locale e non di importazione.

La vicina presenza, infine, delle popolazioni delle valli bresciane, presso le quali il trattare il ferro era noto, come documentano i disegni su rocce, fa pensare a una familiarità all’arte del metallo diffusa in tutte le valli prealpine orobiche.

 
testo di PIETRO PENSA, da La presenza militare dei galli e dei romani nel territorio orientale del Lario a guardia delle strade e delle miniere del ferro, 1976
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale