Per raggiungere i ruderi di Castelvedro in località Maglio sul promontorio che sovrasta la Villa – le indicazioni ce le dà Pietro Pensa nella «Rivista archeologica comense», n. 156-157 del 1975 – «si percorre un’erta mulattiera che si stacca in direzione d’oriente dall’antica strada della Riviera, presso la chiesetta di San Quirico e Giulitta, immediatamente sulla sinistra del torrente Varrone. Sale, tale mulattiera ben acciottolata, con ripidi tornanti sino al pianoro morenico di Pianezzo a circa m 350 s.m. per poi proseguire, sempre in direzione est, parallelamente al torrente; occorre dopo poche centinaia di metri abbandonarla, spostandosi verso sud lungo un altro sentiero che attraversa prati ubertosi, su cui sorgono alcune cascine, sino a raggiungere il promontorio indicato». Ben poco si vede di Castelvedro. «Purtroppo – è sempre il Pensa a dirlo – le fondamenta sono in gran parte ricoperte e cancellate dalla cotica erbosa. Rimangono, tuttavia, tratti di muraglione, alti in alcuni punti sino a quattro metri, che portano qua e là feritoie. La tecnica muraria riconduce senz’altro a costruzione romana, con pietre locali ben saldate con malta durissima».

testo di PIETRO PENSA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it a cura di Angelo Sala

 

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