Pasturo era una delle terre che costituivano la «Squadra di Mezzo» e tra queste è quella in cui più si riscontra a livello spaziale l’incidenza dell’attività agricola svolta dalla popolazione. Il paese si trova in posizione elevata rispetto al piano del fondovalle, appena sotto le pendici della Grigna, che si distendono per oltre 20 chilometri quadrati con un dislivello di circa 1600 metri e formano la gran parte del territorio comunale. Tutta la zona appare segnata dall’intervento umano: nella parti basse ampie zone di prato sono ritagliate nel bosco, salendo oltre i 1000 metri predomina la distesa di pascolo. L’insediamento di questa zona è sparso: le cascine sono isolate, costruite nelle aree di disboscamento, vicino ai prati. I percorsi si dispongono in una rete di tracciati che da Pasturo salgono direttamente lungo le coste del monte congiungendo tutti i pascoli e i prati e si intersecano con sentieri minori che seguono le curve di livello. Non c’è tratto di monte che non possa essere raggiunto e che non sia luogo produttivo o di insediamento.

Il paese vero e proprio ha uno svolgimento lineare lungo un asse principale che lo congiunge alla strada di valle e alla frazione di Baiedo. Lungo questo asse si affacciano i lati chiusi degli edifici per cui risulta essere uno spazio di percorrenza, che ha il suo nodo nella piazza della chiesa. Parallelamente a quello principale, c’è un percorso a un livello superiore che si ricongiunge alle vie che vanno ai monti. Esso raccoglie la serie di rampe disposte perpendicolarmente che penetrano il tessuto edilizio e su cui si affacciano le corti: erano i percorsi utilizzati quotidianamente negli spostamenti dall’abitazione ai campi. Gli isolati, compresi tra rampe e strade, sono costruiti come un blocco compatto e comprendono vari gruppi di case con piccole corti. Queste si affacciano sulle rampe oppure lungo la strada alta. Intorno si dispongono le case d’abitazione, a due o tre piani, con ballatoi in legno (la «lòbia» o «lingèr») la stalla e il fienile. Si passa così dalla visione di estrema chiusura data dalle murature compatte a quella di leggerezza strutturale data dalle travature e dalle pilastrature dei profondi ballatoi. Questi loggiati così profondi lasciano entrare il sole d’inverno e danno ombra d’estate. Sono vere e proprie stanze all’aperto, tant’è che sono ingombri di mobili, sedie e tavoli e giochi di bambini, a testimoniare un uso abituale, comune. A volte il piano terra ha colonne di pietra, spesso tutta la struttura è in legno, in un caso le logge continuano su due lati e all’ultimo piano si uniscono senza distinzioni al sottotetto ampio e luminoso.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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