Una descrizione della Villa Capona, chiamata però Cappona, è contenuta nel libro Ville a Lecco e nella sua provincia (1992). Secondo un’antica leggenda locale la villa sorge sui resti di un antico convento di frati cappuccini dal quale l’origine dell’appellativo «Cappona». L’elegante abitazione è collocata all’interno di un parco all’inglese ricco di piante tra le quali spicca un esemplare di araucaria dalle insolite dimensioni. Lungo la fascia perimetrale sono disposte in sequenza alcune antiche nicchie nelle quali sono rappresentati affreschi allegorici, con iconografie sacre e profane. L villa è stata ricostruita nei primi anni del secolo sulle rovine di una struttura preesistente, probabilmente risalente al XVI secolo. La famiglia Brocca la fece risistemare definitivamente intorno al 1938; a questo periodo risale la costruzione della darsena che si collega alla casa scavalcando l’antico percorso lungo il lago. Costituita da uno schema planimetrico a L si articola in maniera volumetricamente semplice sottolineando in altezza il punto d’incontro dei due bracci, mentre le facciate ospitano semplici e lineari graffiti. In origine l’accesso era costituito da un piccolo atrio porticato con volta a crociera interamente decorato a graffito nel quale è rappresentato il Castello Sforzesco di Milano. Da qui un piccolo portone in granito tuttora esistente, interrompendo la rappresentazione, conduceva all’interno dell’edificio.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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