L’insediamento di Introbio rivela ancora l’antica struttura di borgo. La sua leggibilità è resa però difficoltosa dai numerosi interventi operati sul tessuto del vecchio nucleo. Introbio è punto d’incontro di due direttrici di percorso che ne hanno segnato lo sviluppo. Il primo asse è la via che conduce ai monti, alla valle di Biandino e alle minire del Varrone e prosegue a valle verso la fascia di prati lungo la sponda della Pioverna. L’altra è la direttrice della valle che permette il collegamento diretto con gli altri paesi. Storicamente fu un importante asse commerciale, civile e militare, soprattutto a partire dal 1400 con il ruolo acquisito da Introbio, di centro amministrativo dell’intera Valsassina. I loggiati ricordano quelli di Pasturo, la finezza con cui il legno è intagliato è sorprendente, in qualche caso le colonne di pietra hanno un tono colto e vagamente aristocratico. Del resto già nel Cinquecento Paride Cattaneo Della Torre riconosceva ad Introbio il primato sull’intera Valsassina, poiché «si trattano in questa terra assai mercantie di ferro, di panno, di grassone, di biade, di vini et altre cose, in modo che per le mercantie et per la corte del Podestà vi è sempre un gran concorso di popolo, come se si fosse in una città». La «corte reale» di Introbio è corte solo perché un arco di pietra ne segna l’accesso. In realtà lo spazio privato pertinente alle abitazioni e alle stalle-fienili era diventato passaggio pubblico con una intelligente soluzione del dislivello del terreno. La strada superiore continuava nei ballatoi delle case e il punto di incontro e di attacco delle scale, coperto e provvisto di panche, rappresentava l’occasione per una sosta. Purtroppo in anni non lontani la possibilità di percorsi tra più corti è stata eliminata e si è arrivati talvolta a dividere, a recintare internamente uno stesso cortile, spazio unitario per eccellenza.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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