Santo squisitamente lariano, elevato agli altari dalla devozione popolare. Il suo culto è circoscritto al Colichese, alla Val Varrone, alla Valsassina e alla riva orientale dell’Alto Lago, ma il suo nome è noto in tutto il Lario, perché la chiesetta a lui dedicata sorge sulla vetta del Legnoncino, in una posizione, quindi, che domina con uno stupendo abbraccio l’intero lago e le sue vallate.
Narrasi ancor oggi che Sfirio fosse un agiato giovane patrizio dell’Italia meridionale ai tempi dell’imperatore Enrico II, ritiratosi in penitenza quale pastore sul Legnoncino, che Goffredo da Bussero individua col nome di “Piza” (forse Pizzo, il che ben si addice alla forma del monte) in Pieve di Dervio. Null’altro si sa di lui.
Sul frontale della chiesetta che sorge appena sotto la cima sono murate due lapidi, con le iscrizioni: MCC DIVO SEPHIRIO ABB. PASTORUM e SANCI SYRI DIE XVII AUGUSTI MDCCIX. La gente locale insiste sul nome Sfirio, mentre in un documento del 1500 che esisteva nell’archivio parrocchiale di Dervio, l’Arcivescovo decretava che fosse Sefiro, versione confermata dal cardinal Schuster nella sua visita del 1935. Da altre carte risulta che nel 1661 si celebrava la messa nella chiesetta l’ultimo venerdì di maggio per invocare la protezione sulla campagna. Nel ‘700, però, la data fu spostata al 17 agosto, e tale rimane tuttora.
Sempre in fonti archivistiche si trova che nel ‘700 il piccolo tempio era stato distrutto dal fulmine. Il parroco Merlino non si sentiva di ricostruirlo, sia per la spesa, sia soprattutto per non essere costretto a recarsi a piedi fin lassù a celebrare, adducendo anche la motivazione che la festa si concludeva sempre con baldorie immorali. Il sindaco di Sueglio si recò dall’Arcivescovo perché sollecitasse alla ricostruzione il sacerdote che, all’invito del presule, si mise all’opera. Con offerte raccolte nei villaggi del lago, in Val Varrone e anche in Valsassina, la chiesa risorse nel 1709. Nel 1869 il parroco Angelo Mornico fece ricerca del corpo del santo; rinvenne solo poche ossa, un ciuffo di lana e una medaglia su cui si leggono le parole IMPERATOR HENRICI MEDIOLA. Il tutto, chiuso in teca di vetro, è conservato nella parrocchiale di San Martino in Sueglio.
Popolarissimo, il culto a San Sfirio è vivo tuttora. Il 17 agosto, favorita dalla strada costruita durante la prima guerra mondiale, sale lassù una folla festante.
testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it
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