Sfirio guardava facilmente dalla sua eccelsa vetta i fratelli annidati sui poggi vallivi. Come vedeva Fedele e Calimero, così scorgeva, sulle pendici del Muggio, Ulderico e Grato.

Chi effettivamente fosse Sant’Ulderico difficile è dire. Il più antico libro sulle chiese della diocesi milanese, del XIII secolo, lo nomina come San Gualderico martire e si limita ad esaltarne sapienza ed eloquenza. Altro santo sarebbe invece Olderico, vescovo di Augsburg, ai cui meriti venne attribuita la vittoria dell’imperatore Ottone sugli Ungari che nel 955 avevano circondato la città dio cui era presule. Certo è che a lui venne riferita la dedicazione. Il che forse non è errato, se vi è una verità in quanto scrisse il sacerdote Carlo Gianola nel secolo scorso (*): «Gli oratori situati sui solitari declivi dei monti voglionsi originati da eremiti, i quali alle frequenti incursioni dei Barbari e nella universale corruttela dei costumi si ritirarono verso la cima dei monti a passarvi la vita in orazione e penitenza».

Un tempo, e nell’archivio arcivescovile ne è documentazione del 1685, si saliva processionalmente da Narro a Sant’Ulderico tre volte all’anno, nell’ultimo venerdì di maggio con donazione al parroco di una forma di cacio, nella festa dell’Ascensione con compenso di lire 4 da parte dei sindaci e infine nella festa del santo il 4 luglio, con donativo di lire 3. In carta del 1566 nell’archivio della Curia si lamenta che la sera della vigilia dell’Ascensione si conducessero pratiche superstiziose. Anche il cardinal Federico Borromeo minacciò sanzioni perché il giorno della festa giovani di ambo i sessi si davano alle danze.

Trattavasi probabilmente di usi paganeggianti che proverebbero una ben più remota esistenza di un posto di avvistamento. La località, infatti, permette di passare segnalazioni visive dalla bassa Val Varrone e quindi dal bacino superiore del Lario, in particolare dal Legnoncino, a Pagnona dove esisteva una fortificazione. Considerata l’importanza strategica di tale passaggio, guardato in ogni tempo, non è azzardato presumere che dove sorge la cappella di Sant’Ulderico (**) esistesse un posto di segnalazione nel tardo impero e forse anche in tempi gallici. (Pietro Pensa, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni).

(*) In realtà nel 1800, due secoli fa, essendo il libro di Pietro Pensa del 1997.

(**) Si veda anche: Sant’Ulderico la chiesetta millenaria sul Monte Muggio.

testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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