Inizio del 1735, Introbio, il podestà della Valsassina, in qualità di giudice dei malefici (cioè dei reati penali), si trova a dover affrontare una questione piuttosto intricata e di una certa rilevanza non solo locale: la morte di un certo Carl’Antonio Tantardini, ucciso da un orso o, più probabilmente, da alcuni bergamaschi sconfinati in valle dalla limitrofa Valtorta.

La zona del misfatto è il monte Bobbio, in parte Ducato di Milano, in parte Repubblica di Venezia, terra di confine, quindi, ambita per i vasti pascoli e perciò oggetto di lunghe ed estenuanti contese confinarie. Un’area che era stata oggetto di controversie confinarie nel decennio precedente la morte del Tantardini ; già in altri casi la violenza era stata protagonista, ma questa volta la morte di un uomo veniva attribuita alla furia di un animale, un orso.

Il podestà di Valle, come detto, si trovò di fronte i rappresentanti delle terre di Barzio e Concenedo, comproprietarie del monte Bobbio, i quali, in virtù delle disposizioni del senato di Milano, lo esortavano a “perfezionare il processo dell’omicidio seguito li 11 settembre 1734 … in Cedrino nella persona” del citato Tantardini. In particolare, veniva messo l’accento immediatamente sulle incongruenze della versione proposta dai montanari bergamaschi “…

Materiale reperito negli Archivi Storici della Valle
a cura di Fabio Luini – archimedia scrl
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