A mille metri di altezza, alto sul pendio destro della Val Varrone, con 2300 abitanti che ne fanno il paese più popoloso della montagna lecchese, Premana è un singolare angolo di mondo. Cominciando dal nome che, secondo una leggenda, vuole il borgo primitivo più addentro nella Val Fraina ma, poiché i maiali al pascolo erano attratti da una zona diversa si pensò che da quella parte ci fossero terreni migliori e quindi vi si trasferì l’abitato. Il primo a metter su casa fu il prete, con la perpetua di nome Anna, e il luogo divenne rapidamente il posto dove avevano messo su casa ol prevet e l’Ane, che finì per l’essere chiamato Promane, poi italianizzato in Premana. Circa la metà delle poco più di 500 famiglie sono titolari o contitolari di aziende, la maggior parte delle quali artigiane; esse producono forbici e coltelli e oggetti da taglio in genere. Con 160 officine artigiane, 4 aziende industriali, 40 imprese commerciali e di servizi, Premana vede un migliaio di persone – poco meno della metà della popolazione – impegnata nella produzione di forbici e coltelli.

Dall’inizio di questo secolo a oggi Premana ha raddoppiato la popolazione residente, mentre altri paesi della zona l’hanno vista ridursi al 25 per cento di quella che era 80-90 anni fa. Popolazione sempre legata alle tradizioni del paese, che il premanese chiama ancora con il termine «patria». Premana per esempio è l’unico paese in Lombardia dove il tradizionale costume, vecchio ormai di 400 anni, non è un’occasionale emergenza folcloristica, ma realtà quotidiana di tutti i giorni, simbolo e segno di una originalità che ha i suoi tratti marcati nell’associazionismo, nella fedeltà, anche tra le generazioni più giovani, alle tradizioni più consolidate.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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