Nell’arco di tremila anni, il Lario e le sue vallate sono stati un crogiolo di razze e di culture. Sui ceppi dei Celti e dei Reti si sono innestati Germani del nord, come quegli stessi Longobardi e Sassoni che hanno popolato l’Inghilterra e la Scandinavia; Germani del sud, che sono quegli stessi Bavari e Alemanni che tuttora popolano la Baviera, la Svevia e parte della Svizzera; ed altre stirpi germaniche, che sono quelle stesse che hanno dato origine ad altre regioni e nazioni europee, come Goti e Franchi. Dall’incontro e fusione di tali etnie con l’egemonica cultura di Roma, la quale da oltre duemila anni esercita, prima direttamente e poi in inesauribili forme derivate, il suo costante influsso, proviene alle genti del Lario la loro specifica fisionomia, cui la civiltà lombarda ha dato l’ultima, inconfondibile impronta.

Due culture, la nobiliare e la popolare, si espressero in due «sapienze» costruttive, entrambe originalissime: le stupende ville commissionate ai più famosi architetti dell’epoca ed i non meno affascinanti insediamenti rurali in cui la cultura contadina ha espresso una delle più funzionali concezioni abitative che si conoscano. Le ville i nobili le costruivano per potersi occupare dei raccolti senza rinunciare alle raffinatezze; gli insediamenti rurali li escogitarono i contadini e gli artigiani per utilizzare al meglio le risorse disponibili. Nell’un caso e nell’altro vediamo come un’esigenza pratica stimola la creatività di un ceto e lo porta alla creazione di soluzioni abitative che raggiungono anche il vertice di valori estetici, artistici, tanto da suscitare ancora oggi l’ammirazione.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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