L’antica giurisdizione ecclesiastica della Valsassina – con appartenenza, quindi, alla Chiesa ambrosiana – su contermini territori bergamaschi durò qualche secolo in più di quella civile. La Chiesa e i Canonici di Primaluna, si legge in un istrumento del 1467 pubblicato dal sacerdote Egidio meroni in Diritti e privilegi della chiesa prepositurale di Valsassina, avevano «sotto di sé sette cappellani» che avevano «cura d’anime», oltre che a Cremeno, Taceno, Margno e Premana, a Santa Brigida d’Averara, Santa Maria di Valtorta e Sant’Ambrogio di Taleggio. Essi erano «obbligati venire a celebrare vespro e messa» nella chiesa plebana nella festa patronale dei Santi Pietro e Paolo e per l’Epifania «sotto pena di soldi 24 terzaroli per ciascun Capellano e per ciascuna volta»; dovevan pure recarsi a Primaluna «a spese proprie» per ritirare «la Cresima, ossia li sagri oglij» in occasione della festa di «Pasqua maggiore», e ogni altra volta fossero «ricercati» dal Capitolo.

Tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo si andarono costituendo le parrocchie: Santa Margherita di Cusio e Sant’Ambrogio di Ornica, San Giacomo di Peghera, San Pietro di Olda e San Giovanni Battista di Sottochiesa, San Bartolomeo di Cassiglio e San Giacomo d’Averara. L’erezione di queste due ultime avvenne nel 1566, e l’iniziativa fu di Carlo Borromeo. Nel decreto del santo Arcivescovo, richiamato in Porpore sacre nella verde Valsassina di Egidio Meroni, nel giustificare lo smembramento di San Giacomo d’Averara dall’antica parrocchiale di Santa Brigida «Domini Venetorum Mediolanensis Diocesis sub Praepositura Vallis Saxinae», si dice espressamente: «Salvis tamen etiam semper, honore et praeminentia debitis prefato Rev. Praeposto Vallis Saxinae, prout qualibet Ecclesia Parrochialis tenetur versus suum Praepositum».

San Carlo visitò personalmente due volte, nel 1566 e nel 1582, tutta la «plebe de Valsasna», una delle più vaste nella sua vastissima diocesi, come ricorda Arsenio Mastalli nel quarto volume delle Memorie storiche della Diocesi di Milano; vide quindi anche tutte le chiese e parlò a tutte le popolazioni incontrate nella porzione bergamasca della giurisdizione di Primaluna. Per entrare in Valsassina salì entrambe le volte ai Piani di Bobbio. Federico Borromeo emulò il cugino esercitando il ministero pastorale della visita fin nelle più sperdute parrocchie di queste montagne, con la forza di trascendenza morale che ha ricevuto un imperitura omaggio di testimonianza nella pagine del «nostro» Manzoni. Gli avi del quale, va rilevato, vennero in Valsassina proprio da Taleggio.

L’ultimo degli Arcivescovi di Milano a visitare le parrocchie «valsassinesi» nelle valli Taleggio e Averara fu Giuseppe Pozzobonelli; il Meroni nel saggio appena citato ci fa sapere che egli il 20 giugno 1754 consacrò la chiesa di San Giovanni Battista di Mezzoldo, «l’ultimo paesello della repubblica veneta che s spinge su verso Cà di San Marco, il passo per la Valtellina».

Scrive Gualberto Bigotti in La Diocesi di Milano alla fine del secolo XIII: «Un documento, firmato in Milano il 30 aprile 1787 dal’arcivescovo Filippo Visconti e dal vescovo di Beergmo Giovanni Paolo Dolfini, rende noto che in seguito a una convenzione tra la sacra cesarea regia apostolica maestà (Giuseppe II) e la serenissima repubblica veneta, tutte le parrocchie ambrosiane situate sulla sponda sinistra dell’Adda appartenenti alle pievi di Olginate (Garlate), di Brivio, della val Averara e Valtorta, della val Taleggio e della piede di Verdello (Pontirolo) passavano sotto la giurisdizione bergamasca. Si trattava di 42 parrocchie che erano sempre state ambrosiane di rito e di giurisdizione». «In tal modo, osserva l’Arrigoni, perdetta la Valsassina anche la giurisdizione ecclesiastica sopra queste terre, le quali fin dai romani tempi le furono unite».

 

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

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