Margno appartenne nei secoli XII e XIII agli arcivescovi di Milano, passò ai Della Torre e fu quindi compresa nel Ducato visconteo e sforzesco. A metà del Quattrocento, dalla parrocchiale di San Bartolomeo dipendevano le chiese di San Giovanni Battista di Vegno, San Giacomo di Codesino, Santa Croce di Casargo, Santa Margherita di Somadino, Sant’Andrea di Pagnona e San Dionigi di Premana. E proprio sulla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo è il seguente scritto di Marco Rossi nella guida Lario Orientale realizzata nel 1993 dall’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda.

Ricordata fin dal XIII secolo, fu una delle cappellanie staccatesi da Primaluna dopo il Mille. Presenta oggi una struttura ad ampia navata, frutto di diversi rimaneggiamenti: al XV secolo dovrebbe risalire l’ossatura principale ad archi trasversi, parzialmente nascosta dalle volte probabilmente seicentesche, affrescate nell’Ottocento dal Tagliaferri con motivi geometrici e simbolici, insieme alle cappelle. Il campanile risale al 1666, mentre la facciata del Balzaretti è ottocentesca.

Il presbiterio presenta un importante ciclo di affreschi databili intorno alla metà del Cinquecento, purtroppo molto ridipinti, probabilmente dal Tagliaferri, e quindi difficilmente leggibili dal punto di vista stilistico prima di un adeguato restauro: l’arcone trionfale con l’Annunciazione e i Profeti si apre verso la volta con Dio Padre circondato da Evangelisti, Dottori della Chiesa, Angeli e Santi, mentre le pareti dispiegano Storie di San Bartolomeo e Santi.

La cappella di San Pietro Martire, alla destra del presbiterio, conserva in luogo di una perduta pala con il santo titolare, attestata dalle visite pastorali, un interessante polittico cinquecentesco, proveniente probabilmente dall’altare maggiore: presenta al centro la Crocifissione, ai lati quattro Santi, nella cimasa la Risurrezione e l’Annunciazione, e nella predella la Natività, la Presentazione al Tempio, l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. La tradizionale attribuzione alla scuola del Bergognone potrebbe essere meglio precisata.

La cappella a sinistra del presbiterio, dedicata alla Vergine, presenta invece un altare barocco con la statua della Madonna addobbata da vesti e affreschi con i Misteri del Rosario.

La cappella seicentesca più significativa è quella di San Carlo che si apre al centro della parete destra, adorna di stucchi, con statue del Santo titolare, di San Luigi Gonzaga e San Francesco e cinque tele con Storie di San Carlo. Già attribuite a Luigi Reali, pittore fiorentino attivo in Valsassina, le tele risultano invece di mani diverse: le due sulle pareti raffiguranti l’Elemosina di San Carlo e la Consacrazione di un altare (forse proprio quello di Margno, nel 1583, come attesta una lapide presso il presbiterio) sono ritenute della bottega del Reali e datate intorno al 1650, mentre le altre sulla volta sono di un debole pittore lontano dal maestro.

Sempre seicentesca, va infine segnalata nella prima cappella a sinistra, una copia di un disperso Martirio di San Bartolomeo del Ribera, noto però attraverso un’incisione ed altre copie antiche, due delle quali in Valtellina, a testimonianza dei portati culturali dell’emigrazione verso Napoli.

La volta della sacrestia presenta una tela settecentesca con l’Incoronazione della Vergine tra i Santi del Paradiso. Ottocenteschi sono invece il pulpito, i confessionali e la cantoria con l’organo di Giuseppe Bernasconi (1858).

Sul retro della chiesa si trova una piccola cappella dedicata a Santa Maria di Loreto, ormai completamente ristrutturata, che si trovava originariamente nel cimitero che circondava su tre lati la parrocchiale e conservava prima della ristrutturazione resti di affreschi cinquecenteschi.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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