Nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, nella frazione Barcone, sono i seguenti dipinti di Luigi Reali.

Madonna del buon consiglio con le Sante Caterina di Alessandria e Lucia (olio su tela, cm 150 x 80). Il Reali adotta anche qui il solito schema piramidale culminante nella Vergine col Bambino. Nella zona superiore della tela si ripete esattamente il dipinto con la Madonna col Bambino fra i Santi Giovanni Battista e Rocco nella chiesa di San Giovanni a Montorfano di Mergozzo dove la composizione ha più respiro per le maggiori dimensioni della pala e in basso è lasciato uno spazio al centro per il solito brano di paesaggio. Nel dipinto di Barcone, costretto entro uno spazio angusto che non permette il distacco fra la visione celeste della Madonna e le due sante solidamente impostate ai suoi piedi, le figure più felici sono queste ultime specialmente per le ampie e morbide pieghe dei panneggi che creano giochi di curve a cui si accompagna la ruota dentata di Santa Caterina. Le tipologie sono quelle consuete con i volti un po’ imbambolati.

Martirio di Santa Apollonia (olio su tela, cm 150×180). La serie dei quattro dipinti del coro è posteriore di un anno alla pala con la Vergine del buon consiglio. Le tele furono certamente eseguiti per la chiesa, forse commissionate dallo stesso benefattore e vengono ricordate negli atti della visita pastorale del cardinale Federico Visconti nel 1685 dove il santuario viene definito «recentis atque elegantis structurae ac picturis affabre (con maestria) ornatus». La figura della santa in atteggiamento regale e elegantemente vestita, che poggia sulle fiamme del rogo, richiama le figure della Verine in alcuni Sposalizi (a Chiuro in Valtellina e a Vocogno di Craveggia). La sua posizione statuaria contrasta con il piglio veristico delle de figure di destra. Il sultano siede su un trono posto sopra un basamento tondo che si accompagna alle linee degli edifici sfumati nello sfondo.

Martirio di Sant’Agata (olio su tela, cm 150×180). La tela ha certamente subito ridipinture: anche una specie di corsetto di pizzo che copre i seni della santa sarebbe una pudica aggiunta successiva. La scena, nonostante l’affannarsi degli aguzzini intorno alla santa, a cui stanno strappando le mammelle, è statica e priva di tragicità. Raffinatissima è però nei colori vivi della veste di Sant’Agata e sfumati nelle altre figure, e nei particolari come quello del cane adagiato in primo piano con la coda che termina in un ricciolo che si accompagna alla linea degli strumenti di tortura. Il viso rotondo e grassoccio della santa ricorre anche in altri volti del Reali e sembra corrispondere a un modello femminile di carattere più popolaresco. L’ambiente si chiude sullo sfondo con il solito fondale di arcate.

San Vincenzo (olio su tela, cm 150×180). Questa tela, artisticamente la più notevole della serie di Barcone, ha subito purtroppo guasti in parte irreparabili. Probabilmente in seguito a una bruciatura si è perso un angelo a destra in alto che doveva porgere la palma del martirio e che era stato sostituito con un infelicissimo rappezzo. Molto abraso è il colore nella parte sinistra del dipinto, tuttavia il restauro ha riportato alla luce un paesaggio con un braccio di mare, una vela e una costa. È una chiara allusione alla storia di San Vincenzo, diacono spagnolo, martirizzato dopo che gli erano state inflitte terribili pene. Il suo corpo, gettato in mare, sarebbe stato respinto dalle onde della spiaggia. In basso a sinistra sono gli strumenti del martirio. Abrasa è anche la dalmatica del santo, elemento dominante della composizione, di ricco broccato rosso che si apre a terra quasi a ventaglio creando un gioco di linee assai elegante e impostando la figura in uno schema piramidale. Un bellissimo particolare proprio al centro del dipinto, è dato dal tondo della manica da cui emerge la mano di San Vincenzo tra giochi di ombre e di sfumature.

Sant’Antonio da Padova in adorazione di Gesù Bambino (olio su tela, cm 150×180). È questo l’unico dei quattro teloni che non si riferisce a un santo martire, ma il tema di Sant’Antonio che adora il Bambino è uno dei più cari all’iconografia seicentesca. Il dipinto non presenta colori vivi, ma solo tonalità brune e smorzate con un bellissimo brano di natura morta in primo piano e si concentra sullo stretto rapporto fra Santo e Bambino; queste due figure si ritrovano anche nella pala della chiesa di San Giacomo a Pasturo con la Madonna e Santi, ma con minore efficacia espressiva. A destra in un riquadro si vede un interno di chiesa con frati in conversazione. Secondo Ruggeri e Guadalupi la tela scomparsa dalla chiesa di Codesino con Sant’Antonio e il miracolo della mula riprendeva la struttura compositiva della tela di Barcone.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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