Sotto Comasira, frazione inferiore della Muggiasca, la Pioverna, incanalandosi fra due strette sponde e accelerando il suo corso in rigurgiti spumosi, incrocia un vallone che scende alla sua destra con un altissimo e imponente strapiombo della roccia. Attorno a quel luogo, detto “Tomba di Taino”, aleggia una leggenda in tutto simile a quella di re Alarico e del suo seppellimento nel letto del Busento, cantato dalla celebre ballata di August von Platen e riecheggiata da Giosuè Carducci.

Narrasi, infatti, che Taino fosse un signore che aveva residenza in Comasira: valoroso guerriero, egli era il terrore dei nemici ai quali aveva saputo predare molte ricchezze. La sua gente lo amava e quando egli venne a morte volle seppellirlo col suo tesoro in una tomba che nessuno potesse più toccare. Ne trasportò le spoglie alla Pioverna, allora ancor più paurosa e ricca di acque di oggi, scavò un avello nella roccia, ve le pose, le coperse con una gigantesca pietra e deviò il corso del fiume.

Quale briciola di vero abbia ispirato tale tradizione non so; certo è, tuttavia, che il toponimo Comasira presenta due radici germaniche, probabilmente longobarde, homa e hiro (si trovano entrambe evolute nell’odierna tedesco, la prima in heim, casa, la seconda in herr, signore), ed ha quindi il significato di “residenza del signore”. È da ricordarsi, poi, che il piccolo villaggio, negli ultimi decenni del tutto abbandonato e solo da poco tempo raggiunto da una strada agibile, si trovava sulla via antica che congiungeva la Valsassina a Bellano; una costruzione medioevale, ancora in questo secolo denominata “pretorio” aveva un grande stanzone che si assicurava essere stato una prigione. Nulla ho potuto trovare di documentato; la posizione di Comasira lascia, ciò nonostante, aperte molte supposizioni. Un sentiero portava dieci anni orsono sino alla “tomba di Taino”; ora è crollato nell’ultimo tratto e il passaggio, col fiume sotto spumeggiante tra i fianchi di roccia, è assai pericoloso. È peccato, perché la grandiosità del luogo meriterebbe un sicuro e comodo approccio.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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