Nel 1343 si dava come costruita recentemente a Pasturo la chiesuola di Sant’Eusebio: un piccolo e angusto edificio, che aveva l’altare dove ora si scorge il vano del battistero e la porta d’ingresso vicino al campanile. La chiesa e l’altare furono consacrati il 18 novembre 1355 da Frate Agostino dei Minori Agostiniani, vicario generale dell’arcivescovo Roberto Visconti.

Questa modesta chiesetta, con qualche piccolo rifacimento, si conservò per due secoli. San Carlo, in occasione della sua prima visita pastorale (25 ottobre 1566), ne riconobbe l’insufficienza e la brutta conformazione, prescrivendo d’ingrandirla. La cosa non passò immediatamente in atto. Il curato Rognoni lasciò scritto laconicamente che i lavori iniziarono nel 1596. La fabbrica fu allungata verso mezzogiorno, venendo così a occupare in parte il cimitero più antico e altre adiacenze. I privati contribuirono numerosi, con particolare generosità. Pronta ormai la chiesa nelle sue parti sostanziali, si pensò alla consacrazione. Per incarico del cardinale Federico Borromeo, il 5 luglio 1628 Francesco Maria Abbiati vescovo di Bobbio consacrava la chiesa e l’altare. Era parroco di Pasturo don Pietro Platti, oriundo del luogo; se ebbe la consolazione di veder consacrare la chiesa di Sant’Eusebio ampliata e rinnovata, provò nei due anni successivi l’angoscia e il dolore della moria causata dalla peste, che ridusse di oltre metà il numero dei suoi fedeli.

 

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

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