Nel «tesoro» della chiesa parrocchiale di Barzio si conserva una preziosa «pace» di argento eseguita dal noto argentiere Giovanni Giardini, a Roma, nei primi anni del Settecento. Tale raffinato oggetto liturgico, raffigurante il patrono della parrocchia, Sant’Alessandro, fu donato, all’inizio del secolo XVIII, alla chiesa di Barzio, da Alessandro Manzoni, omonimo del noto romanziere e poeta e suo nonno paterno, poco prima che la famiglia Manzoni si trasferisse da Barzio a Lecco. Sulla «pace» è raffigurato, oltre al martire Alessandro (di cui i Manzoni dovettero essere assai devoti), nella parte inferiore del fronte, lo stemma della casata (aquila, manzo, bande, stella); sul rovescio è presente l’iscrizione voluta dal donatore. Sono stati reperiti pure i marchi di convalida per le argenterie di Roma e del maestro orafo, accuratamente descritti in una scheda elaborata da Oleg Zastrow
La «pace» è una tavoletta eucaristica decorata sulla parte frontale con una scena sacra, che veniva baciata dal sacerdote celebrante la messa e veniva poi offerta al bacio degli altri officianti ed infine dei fedeli. Era infatti chiamata «osculum pacis» o «tabella pacis» ed entrò in uso nel secolo XIII, a sostituire l’antico bacio della pace che aveva luogo prima della comunione. Tra le più antiche testimonianze dell’uso della «pace» è la menzione dell’«osculatorium» negli statuti dell’arcivescovo di York, Walter de Gray (1250). Le «paci» erano generalmente rettangolari (ne esistono anche esemplari rotondi), con una piccola base in basso e un manico a voluta nella parte superiore, che le permettevano di reggersi sollevata, assolvendo anche le funzioni di altarolo portatile. Fu realizzata in diversi materiali (oro, argento, bronzo, avorio, vetro) e diverse tecniche (sbalzo, bassorilievo, niello, incisione, smalto), spesso congiunte tra loro nello stesso esemplare.