Intorno al monte Muggio Enrico Teruzzi narra una leggenda ingenua. «Migliaia di anni fa, un gigante di nome Muggio, sentendosi vecchio e ormai prossimo alla fine si fece un gran manto verde, se lo gettò sulle spalle ormai curve e si addormentò in un sonno di secoli e millenni. Nacque così una montagna e dal nome del gigante si chiamò Muggiasca. Montagna povera di risorse, giacque sempre sola e perfino parvero ignorarla le calate dei barbari e le infinite successive guerre. Nessun poeta la cantò, nessun pittore la dipinse, ed essa rimase così: sola, ma paga della sua bellezza e della sua solitudine selvaggia. Finalmente qualche centinaio di anni fa, alcuni uomini, scacciati dalle loro città, perché colpevoli di amare la libertà e la giustizia, si rifugiarono su quel monte. Si costruirono case di pietra, seminarono grano e fraina. Attecchì pure la vite che dava un vino dal sapore un po’ aspro, ma dal colore del rubino, e così vissero per secoli quegli uomini, strappando alla magra terra, con molto sudore, quel poco che bastava a loro per vivere». Lo stesso aggiunge che «sono trascorsi gli anni, ma né il tempo né gli uomini riusciranno a rubare alla Muggiasca la sua primitiva, genuina, incommensurabile bellezza».

Dice qui che la poesia non ha illuminato questa montagna; il «nostro» Carlo Del Teglio, però, almeno un piccolo raggio gliel’ha indirizzato, in quella sua prima raccoltina di liriche che s’intitolava «Canti del mio lago».

Mario Cermenati, in «La Valsassina davanti ai naturofili e ai naturalisti», ricorda Sigismondo Boldoni «nella cui anima contemperavansi il poeta e il naturalista», il quale ha un cenno per il Croce di Muggio che appare da lungi, venendo in barca verso Bellano, con le altre «alture che separano la Valsassina dal Lario, e sulle quali il leggiadro giovinetto Agone amava arrampicarsi, et rupes manibus superare, et inhospita saxa».

A proposito di «saxa», cioè di geologia, apprendiamo dallo Stoppani che in Valsassina l’arenaria variegata «forma quasi un mantello, diviso a grandi strappi, buttati sul dorso dei monti. Uno strappo ricopre, e quasi costituisce il monte Muggio, e vi sono sparsi i paesi di Vendrogno, Narro, Indovero, ecc.».

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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