Questo itinerario sale con una carrareccia che si snoda, in lieve pendenza, tra pascoli e boschi fino alle baite di Nava, alcune delle quali presentano un certo interesse storico-architettonico; poi si fa più difficoltoso proseguendo su mulattiera o sentiero, attraversando numerosi valloncelli boscosi, con tratti ripidi e guadi. All’alpe Tè si può fare una breve deviazione scendendo a sinistra sul sentiero per Introbio, per osservare un faggio secolare di notevoli dimensioni. Infine con un ultimo tratto panoramico sulle Grigne e la Valsassina si raggiunge il rifugio Buzzoni. È interessante ricordare che il toponimo Nava, ricorrente in molte zone della Valsassina, testimonia la presenza in epoca preromana di un gruppo etnico linguistico ibero ligure, nel cui idioma significa “depressione posta tra due versanti, ampia sella”.

Il dislivello in salita è di circa 800 metri e il tempo di percorrenza di due ore e mezza.

Da Barzio (769 m) si segue l’itinerario val Corda – Piani di Bobbio fino al bivio presso i primi casolari di Nava (918 m, ore 0,30) dove si lascia a destra la carrareccia per i Piani di Bobbio e si prosegue per quella di sinistra che si alza con pendenza moderata tra filari di piante. Si attraversa l’amena conca dell’alpe Nava, dominata a destra dalla Corna di Bobbio, si trascura a sinistra il sentiero per lo Zucco Angelone e, poco dopo, a destra una mulattiera, giungendo al passo di Nava (934 m, ore 0,10-0,40). Sull’opposto versante si trovano le baite di Nava, cascine sparse sui pendii pascolivi. A sinistra si stacca la mulattiera per Introbio, mentre l’itinerario prosegue su una stretta carrareccia, piegando a destra, fino ad uno degli ultimi casolari, affrescato con immagini sacre, da cui si gode un bel panorama sulla Valsassina. Al termine della stradina si continua a salire nel bosco sulla mulattiera che si dirige sul fondo della valle Scedrii, lo supera, poi attraversa la valle della Snella e scavalcata una costa alberata entra nella valle dell’Acquaduro. Si scende sul fondo di un ripido vallone, si inizia un percorso a saliscendi per oltrepassare diversi valloncelli, talvolta con fondo roccioso, e si arriva alla baita di Piancagianni (985 m, ore 0,20-1) costruita nel 1923 e ora semidistrutta. Si sale rapidamente tra i faggi, dopo un poggio si lascia un sentiero a destra per scendere a sinistra su gradini in pietra, verso il letto dell’Acquaduro. Lo si guada, si risale a svolte la sponda opposta, a un bivio si continua a destra con ampi tornanti che fiancheggiano una parete scura a strapiombo e, proseguendo sempre nella faggeta, si giunge alla dorsale erbosa dell’alpe Tè (1383 m, ore 0,50-1,50), dove i ruderi delle costruzioni sono ormai sommersi dalla vegetazione. Qui si trova il sentiero proveniente da Intrboio, a sinistra, e tra betulle si continua a destra lungo la dorsale. Nell’impluvio del canale Teagiolo si supera con un facile guado il fondo di una sua convalle (ore 0,20-2,10) e con ampie svolte si sale alla baita Mota (1560 m).
Toccata una sorgente e attraversato un valloncello, si raggiunge in breve il rifugio Buzzoni (1590 m, ore 0,20-2,30).

Da qui salendo al passo del Gandazzo ci si collega all’itinerario Piani di Bobbio – Rifugio Grassi.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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