Con questo itinerario, che ha un primo tratto in comune con l’itinerario Premana – Rifugio Casera vecchia di Varrone, risalendo lungo la Val Varrone si giunge all’alpe Forno, poi si attraversano altri pascoli e boschi di conifere, finché i larici lasciano il posto ai rododendri, ai mirtilli e a mille altre varietà di flora alpina. La casera d’Artino è una delle poche ancora attive: vi si produce il Bitto che viene stagionato in appositi locali. Nell’ultimo tratto, lungo la sponda di Biandino, il percorso è molto panoramico, la vista spazia sia verso la Valsassina, le Grigne e le Alpi occidentali, sia verso la Valvarrone, Premana, il Legnone, il Pizzo Alto e sulla conca di Biandino e il Pizzo dei Tre Signori. Il rifugio Santa Rita venne ricavato da una casa per minatori che lavoravano alle miniere della Val Varrone, poste poco sotto la bocchetta della Cazza. Il cammino non presenta particolari difficoltà, salvo la perdita di tracce in alcuni punti su terreno erboso, e si percorre in circa tre ore e mezza, superando il dislivello di circa mille metri in salita.

Da Premana (951 m) si segue l’itinerario per il rifugio Casera vecchia di Varrone fino a Pé d’Artin (1270 m, ore 1,15), dove nei pressi della cappelletta si lascia la strada per attraversare a guado il torrente Varrone. Il sentiero risale per un tratto la sponda sinistra e piegando a destra per un pendio erboso si porta a un altro corso d’acqua che si guada sui sassi. Si sale a mezzacosta, poi più ripidamente a svolte lungo una dorsale prativa e ci si dirige, a destra, verso la casera d’Artino (1501 m, ore 0,40-1,55). Lasciando a destra la variante per Barconcelli, si continua senza tracce precise tra i prati, puntando a un traliccio per poi piegare a destra verso le stalle d’Artino (1618 m, ore 0,20-2,15) e, superato il serbatoio d’acqua, si risale a sinistra tra radi larici verso il laghetto degli Asini (1714 m). Le tracce si perdono di nuovo nell’erba, si dovrà quindi avere come riferimento la bocchetta del Boecc del Ratt per attraversare il prato, incontrare a destra un sentiero proveniente da Pescegallo e ritrovare il sentiero che si alza a svolte giungendo al Boecc del Ratt (1815 m, ore 0,30-2,45). Si lascia a destra il sentiero proveniente dal Gesol dei Laghitt e, sul versante opposto, il sentiero che scende alla conca di Biandino. Proseguendo a sinistra si supera una cima erbosa (1958 m, ore 0,20-3,05) e, poco dopo, la costa del Dente per giungere infine al rifugio Santa Rita (1988 m, ore 0,25-3.30).

Variante in discesa per Barconcelli – Dalla casera d’Artino (1501) si segue a sinistra un lungo traverso pianeggiante a mezzacosta, in un bosco di larici, per poi scendere ad attraversare le acque del Varrone di Barconcelli e risalire l’opposta sponda fino all’alpe Barconcelli (1415 m, ore 0,30) dove ci si ricollega con l’itinerario che sale dall’alpe Forno. Ripercorrendolo in senso inverso ci si reimmette alla carrareccia della Val Varrone.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

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