Dopo l’alpe Forno si risale la valle del Varrone di Barconcelli, affluente del torrente Varrone, attraversando nuclei rurali ancora attivi e caratteristici per le loro numerose e pittoresche fonti in pietra, legno e ferro. Durante la guerra di liberazione questi villaggi furono soggetti alle rappresaglie nazifasciste, come ad esempio l’alpe Barconcelli, che nel 1944 venne distrutta, con l’uccisione di cinque giovani. Il tratto tra Barconcelli e i Laghitt presenta qualche difficoltà perché in alcuni punti il sentiero è completamente coperto dalla vegetazione, nella quale si è talvolta costretti a immergersi, ma non si corrono comunque grossi rischi di perdere l’orientamento e in compenso vaste macchie di colore di flora alpina possono colpire piacevolmente l’occhio. Dai Laghitt al rifugio Santa Rita l’interesse prevalente è quello panoramico. L’itinerario supera in tre ore e mezzo di cammino più di mille metri di dislivello.

Da Premana (951 m) si segue l’itinerario per il rifugio Casera vecchia di Varrone (si veda la relativa scheda) fino all’alpe Forno (1128 m, ore 0,30) e nei pressi della stazione della teleferica si scende a destra sulla mulattiera che attraversa il torrente Varrone e risale all’alpe Casarsa (1183 m) per poi continuare in salita e giungere all’alpe Barconcelli (1415 m, ore 0,35-1,05). Si passa tra le case e le caratteristiche fonti, si lascia a sinistra un sentiero per la casera d’Artino, e si sale lungo il fianco sinistro della valle di Barconcelli sino a trovare a destra le tracce provenienti dall’alpe Chiarino, nei pressi delle stalle di Pescegallo (1544 m, ore 0,15-1,20). Si continua lungo la valle ombreggiata dai larici, si lascia a sinistra un sentiero e, per tracce, dopo un abbeveratoio si perviene al crocifisso posto nei pressi della chiesetta di Pescegallo (1682 m, ore 0,10-1,20). Senza raggiungerla si procede lungo il fondo erboso della conca e piegando verso destra, ci si alza più rapidamente lungo il torrentello che porta alla sorgente Lavina grande (1605 m, ore 0,20-1,40) che ha la fama di dare l’acqua più buona della Lombardia (!). Si riprendono le tracce poco sotto la sorgente e s continua a sinistra su terreno invaso da alte erbe e cespugli di nocciolo, superando vari valloncelli con tratti panoramici. Al di là di un prato, che si attraversa in piano, si ritrovano le tracce di sentiero e s giunge sull’ampia dorsale nordorientale del Pizzo Cornagiera per giungere alle pozze dei Laghitt e al Gisol dei Laghitt (1930 m, ore 0,55-2,35), modesta cappella che può dare ricovero in caso di maltempo. Da qui si gode un eccezionale panorama sulla testata della Val Varrone e della conca di Biandino fino alla Valsassina. Costeggiando i minuscoli laghetti si è sulla sponda di Biandino, dove ci si immette sul sentiero proveniente dal Pian delle Betulle, che si prende a sinistra pervendo al Boecc del Ratt (1815 m, ore 0,10-2,45). Seguendo la descrizione dell’ultimo tratto dell’itinerario Preamana – Casera d’Artino – Rifugio Santa Rita (si veda la relativa scheda) si giunge infine al rifugio Santa Rita (1988 m, 0re 0,45-3,30).

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

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