Anche in questo caso ci troviamo di fronte alle ultime testimonianze di un grande patrimonio figurativo andato completamente perduto. Alcune cappelle ormai svuotate ne stanno a testimoniare l’esistenza. Architettonicamente si segnalano due esempi della prima metà dell’Ottocento con l’abside abbassato rispetto alla facciata: il primo completamente manomesso da un restauro si trova sulla vecchia mulattiera per Mosnico, il secondo alla sua uscita in località Carbonera. Il tetto è coperto di lastre di ardesia sovrapposte trattenute da grossi massi. I profili dei timpani sono lavorati a stucco e intonaco. Una cancellata originale in ferro battuto terminante con una raggera, reca come decorazione nel centro il monogramma mariano e la data 1832 T.P. All’interno della nicchia troneggia una grande statua del Redentore. Il fronte lascia trasparire due mani di intonaco, giallo e rosa. Il retro è invece trattato con calce.
Madonna in trono, affresco cm 120 x 200, autore ignoto secolo XV-XVI, chiesa di Sant’Antonio. L’opera di notevole qualità si sposa a moduli stilistici tardo gotici che persistono nelle nostre zone fino al secolo XVI stabilizzandosi nell’intero arco della fascia alpina e prealpina. La Madonna assisa in trono concepito come una grande architettura tiene sulle ginocchia il bambino benedicente. L’affresco opportunamente restaurato è ora conservato all’interno della chiesa. In origine era collocato sul muro di una casa nel centro del paese.
Madonna di Loreto, affresco cm 210 x 280 circa, autore ignoto anno 1567, chiesa di Sant’Antonio. L’opera è posizionata nella zona centrale della facciata risalente al XVI secolo, ai suoi lati compaiono i Santi Antonio e Cristoforo. Nel secolo XVIII fu innalzata con l’apertura di un finestrone rettangolare. Il portale attuale reca infatti la data del 1784. Il restauro del fronte avvenuto nel 1983 ha lasciato in evidenza la traccia dei due livelli.
L’immagine rappresenta la Madonna e il Bambino avvolti in un’aureola di luce sopra la Santa Casa che la tradizione vuole spostata a Loreto per intervento miracoloso nel 1294 proveniente da Nazareth. Ai lati gli angioletti sono impegnati a sorreggerli durante il volo. È curioso notare come il pittore si sia sbizzarrito nella descrizione dell’edificio che risulta a tre navate con rosone e portasli decorati con colori rosso mattone, richiamo agli esempi di architettura lombarda del periodo. La diffusa iconografia lauretana presenta invece una semplice costruzione a capanna di modeste dimensioni con due entrate laterali per fianco oltre a quella centrale.
Nell’iscrizione si legge: Giorgio di Gilli de Bruca anno fatto fare questa Madona de Loretto p sua divozione die XXI aprilisi MDLXVII.
Sant’Antonio abate, affresco, autore ignoto prima metà secolo XVI, chiesa di Sant’Antonio. La figura occupa tutta la parte sinistra della facciata cinquecentesca. Risulta precedente all’affresco centrale della Madonna di Loreto con richiami al Santo dipinto sulla nicchia nel centro del paese. La superficie pittorica è molto compromessa a causa dei danni causati dalla lunga esposizione agli agenti atmosferici. Mancano complete zone di colore sull’intera figura.
Due colonne composite sorreggono un timpano modanato con colore blu e contorni bruni. Sant’Antonio abate è raffigurato benedicente con il volto severo contornato da una lunga barba bianca. La mano sinistra impugna il pastorale. L’abito conserva le tracce di cromie violacee mentre quelle della mantellina sono andate completamente perdute. L’iconografia di Sant’Antonio è molte volte confusa con quella di San Bernardo, il monaco famoso per l’ospizio nell’omonimo passo alpino.
San Cristoforo, affresco, autore ignoto prima metà XVI secolo, chiesa parrocchiale. La figura occupa tutta la parte destra della facciata cinquecentesca. È contenuta in una finta architettura composta da colonne, architrave e timpano. Le figure simboliche appena percettibili, le decorazioni, la qualità dei particolari e i colori richiamano ad una cultura di ispirazione umanistica che mettono in dubbio l’appartenenza dell’opera allo stesso autore che ha lavorato alla parte sinistra.
La superficie pittoric è molto compromessa a causa dei danni causati dalla lunga esposizione agli agenti atmosferici. La parte inferiore della figura è interamente scomparsa. Il volto è illeggibile. Sulla spalla sinistra sorregge il bambino che si manifesta essere Cristo re del mondo.
La figura di San Cristoforo è legata a diverse interpretazioni. Da questo esempio abbiamo la prova di come andò a prender forma sulla scorta della diffusione della Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (seconda metà del XIII secolo) che ne parla come «cananeo dall’altissima statura e di terribile aspetto» impegnato ad aiutare quanti volessero guadare il fiume sulla cui riva si era stabilito. La grossa pertica impugnata dalle robuste braccia del gigante era lo strumento con cui i traghettatori si aiutavano durante i loro passaggi.
La Lombardia conserva circa 25 esempi di rappresentazione cristoforiane, per una decina di altri si conserva solo la memoria.
Madonna, San Sebastiano e Santo Vescovo, affresco cm 180 x 180 circa, autore ignoto secolo XVI, chiesetta di San Sebastiano. La pittura fa parte di un apparato decorativo che doveva interessare tutta la facciata. Di questo si sono conservate solo le due colonne con capitello corinzio poste di fianco al portale a sesto acuto che fanno da ideale sostegno ad un finto sistema architravato dove è posto il riquadro delimitato da una larga fascia bruna. Le cromie risultato molto compromesse per la continua dilatazione. La Madonna con manto giallo e abito rosso è quasi del tutto illeggibile. San Sebastiano denota una trattazione compositiva e tecnica molto vicina a schemi colti dalla cultura figurativa veneziana.
Santo, affresco cm 80 x 140 circa, autore ignoto secolo XVI, via per Noceno. L’opera è collocata in una nicchia ricavata direttamente dallo spigolo di un muro. Buona parte della figura è scomparsa sotto l’opera corrosiva e il dilavamento degli agenti atmosferici. Il Santo (forse Pietro) con aureola graffita in rilievo, indossa un mantello rosso sopra un vestito che in origine doveva apparire verde. Sullo sfondo compaiono le tracce della parte superiore di un trono dove la figura doveva essere assisa. Una cornice bicroma racchiude il tutto. La qualità dell’immagine è dimostrata dagli incarnati del viso e dall’interesse descrittivo di questi anonimi artisti, gli stessi che si cimentavano, come era in uso, in imprese anche più impegnative come i cicli pittorici all’interno della chiese.
San Lorenzo, affresco cm 160 x 220, autore ignoto secolo XVII, chiesa parrocchiale di San Lorenzo. L’opera è posta nella zona retrostante dell’edificio. Tutta la superficie pittorica risulta danneggiata. Il Santo è appena raffigurato con gli attributi del martirio, la graticola e la palma. Sopra una lunga tunica bianca veste l’abito verde di diacono della Chiesa romana con larga stola profilata di giallo. Sullo sfondo si notano tracce dell’azzurro del cielo e delle nuvole rosate. Una cornice giallo oro con finte modanature delimita il riquadro. Il culto di San Lorenzo è molto antico. Lo stesso Sant’Ambrogio lo tenne in gran conto. La Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (metà del secolo XIII) ne divulgò le gesta insieme ai Santi martiri della prima Chiesa romana, accostandolo all’altro grande protomartire Santo Stefano.
Madonna con Santi, affresco cm 80 x 50 circa, autore ignoto secolo XV, chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Sul fianco destro della chiesa è raffigurata la Madonna con manto blu e vestito rosso mentre sorregge il Bambino proteso ad indicare sulla destra una piccola figura di monaco affiancato da San Lorenzo. A sinistra un evangelista. Purtroppo le immagini sono deteriorate per le sovrapposizioni di intonaci eliminati solamente durante gli ultimi lavori di restauro della chiesa. Le quattro figure principali hanno aureole in rilievo decorate a graffito, lo stesso era per il manto della Madonna. Lo sfondo conserva tracce di azzurro.
Madonna con Bambino, affresco cm 120 x 180 circa, autore ignoto secolo XV, chiesa parrocchiale di San Lorenzo. La figura posta sul fianco destro appare riconoscibile solamente per i contorni e per alcune macchie di colore. Assisa frontalmente su un trono secondo l’impostazione trecentesca conserva tracce di cromie verdi e ranciate. Intorno correva una doppia linea bianca come cornice.
Martirio di San Lorenzo, affresco cm 130 x 140 circa, autore ignoto secolo XIV, chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Nel sottoportico è venuta alla luce questa immagine del Santo posto sulla graticola attorniato dai suoi carnefici, mentre con le mani giunte riceve il conforto di un angelo che appare in alto al’interno di una mezza mandorla. L’opera si presenta deteriorata nelle cromie ma fortunatamente un opportuno fissaggio ne ha permesso una conservazione piuttosto corretta. Con tutta probabilità l’affresco fa parte di quanto rimane di un ciclo più completo, forse riferibile a episodi della vita del Santo protomartire.
San Lorenzo, affresco tondo diametro cm 180 circa, autore Pierino Motta (firma in basso a sinistra) 1962, chiesa parrocchiale di San Lorenzo. La pittura è inserita nel timpano mistilineo della facciata. L’iconografia è la tradizionale riferita al martirio subito dal Santo. Buone le condizioni della superficie pittorica.
Cristo risorto, affresco cm 120 x 170, autore ignoto secolo XIX, al’interno del cimitero. L’opera di buona qualità ha perso completamente la parte inferiore a causa dell’umidità risalente che ha investito anche gli intonaci rosati della cappella.
San Carlo in preghiera, affresco cm 87 x 94, autore Piero Motta (firma in basso a destra) 1965, via Roma. L’opera è stata contornata da una scadente cornice in marmo. È collocata sopra un bel portale con decorazioni in marmo nero di Varenna datato 1836. Iscrizione: a ricordo del IV centenario di San Carlo, anno 1965. Non risulta che San Carlo abbia raggiunto la località durante le sue visite in zona.
Madonna del Rosario con i Santi Pietro e Carlo, affresco cm 180 x 140 circa, autore ignoto secolo XVII, località Mornico. Sulla facciata di una casa si presenta questo lavoro. La Madonna assisa in trono ha sulle sue ginocchia il Bambino benedicente rivolto a San Pietro sulla sinistra. A destra San Carlo col pastorale e il libro in mano è posto di tre quarti verso l’osservatore. Il fondo è bianco mentre le cromie vanno dal giallo, al verde, al rosso trattato a mo’ di sfumatura. Una cornice decorata a greca racchiude la composizione.
Ultima Cena, olio su tela cm 145 x 170 circa, autore Pierino Motta 1977, località Inesio in prossimità della chiesa. La pittura è sostitutiva di una precedente. La cappella è di grandi dimensioni cm 390 x 500 profondità 337. L’accesso protetto da una bella cancellata in ferro battuto misura cm 202 x 400. Iscrizione: Fate questo in memoria di me.
Madonna in trono con Bambino, mosaico cm 120 x 200 circa, autore Bernasconi fine anni ’70, località Inesio. Si tratta di un’opera inserita in una cappella (secolo XVIII) restaurata con addossato un portico sotto il quale passa l’antica strada. Il tetto è stato conservato in ardesia. Il soggetto è ripreso dall’affresco nella locale chiesa di Sant’Antonio. All’esterno l’iscrizione Dionigi e Giovanni Gianola; sul mosaico l’iscrizione Bernasconi Como.
Madonna e Bambino incoronati, affresco cm 85 x 170, autore ignoto secolo XX, località Comasira. La cappelletta (cm 145 x 240, profondità 114) della seconda metà dell’Ottocento appartiene alla tipologia cosiddetta viaria. L’arco a tutto sesto che appoggia sui pilastri è un’altra interessante soluzione alla grande varietà tipologica riscontrata in costruzioni di questo tipo. Il tetto è in lastre di ardesia, in cemento lo spiovente del fronte. La nicchia è protetta da una inferriata lanceolata. Al centro è raffigurata la Madonna con in braccio il Bmbino. Ntrambi portano sul capo una corona. I colori sono scadenti così come l’immagine in generale. Sulla parete sinistra è raffigurato San Roco benedicente. Sulla parete destra un San Giovanni Battista del quale si è salvata solo la parte superiore.
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
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