Vi era credenza che chi avesse condotto esistenza peccaminosa non potesse riposare in terra consacrata: la sua anima era condannata a vagare nei luoghi dove aveva commesso misfatti sino a che un sacerdote non l’avesse esorcizzata. Anche chi fosse riuscito a celare in vita i suoi delitti sarebbe così stato smascherato dopo morto. Simili leggende correvano un tempo sulla bocca di tutti.

Di una era protagonista nientemeno che il signor Ercole, vissuto per davvero, nato nel 1663 dalla famiglia del celebre Alessandro di Barzio, vice abate del Collegio dei Notai e cancelliere dell’ufficio militare degli spagnoli nella Valsassina. In vita sua ne aveva fatte di tutti i colori, si era persino costruito un trabocchetto in casa e, invitate con pretesti le persone non di suo gradimento, le faceva scomparire nel baratro sottostante. Giunto agli ultimi giorni, si era nel 1737, e ridotto nel letto, andava gridando di allontanare un caprone selvatico, che lo minacciava; lasciatolo un momento solo, chi lo assisteva udì un urlo; rientrò nella camera e non trovò più nessuno, avvertendo solo un pessimo odore di pece e di zolfo. I familiari tennero nascosto che il demonio si era portato via il congiunto in anima e corpo; nella bara posero un ceppo di pesante legno. Lo spirito, subito dopo, prese ad apparire nei dintorni su un cavallo di fuoco; le donne che andavano a lavar panni nella valle di Inscea assicuravano di udire sovente lo scalpitare del destriero. Alla fine, per evitare angherie da parte del defunto, la sua anima venne esorcizzata sui Bregai della Grigna settentrionale. Sono, questi, degli spettrali balzi a cui si accede dallo Zapel, il gigantesco squarcio dove sono confinati i pastori maledetti.

 

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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