Il 2 ottobre 1926, sull’altopiano di Artavaggio, la Società Escursionisti Lecchesi (SEL) inaugurava un piccolo rifugio dedicato a Nino Castelli, ex ufficiale degli alpini, campione di sci e di canottaggio, scomparso l’anno prima. All’epoca, Artavaggio era una zona ricca di pascoli, conosciuta soprattutto come meta escursionistica tra la Valsassina e la Valtaleggio. Di sci ancora non si parlava: o meglio ne parlavano in pochi, senza grandi possibilità di praticare la giovane disciplina sportiva. Ciononostante i soci della SEL intuirono che quell’ampia distesa, fatta di cocuzzoli e vallette, dolci declivi e lunghi pendii, avrebbe rappresentato una stazione sciistica perfetta. Così fu. L’apertura del piccolo rifugio bastò infatti ad attirare sulle piste di Artavaggio, bene innevate fino ad aprile inoltrato, centinaia di sciatori. La costruzione venne ampliata a più riprese, fino a quando, nell’ottobre del 1944, fu data alle fiamme durante un’azione di rastrellamento: da qualche tempo era diventata sede dei partigiani. Ricostruito nell’immediato dopoguerra, il rifugio tornò a funzionare a pieno ritmo: gli escursionisti vi salivano con la funivia realizzata a Moggio, mentre le nuove sciovie offrivano agli sciatori molte più discese. Nel 1971, al nome di Nino Castelli fu affiancato quello di Arnaldo Sassi, pioniere dello sci e profondo estimatore delle bellezze di Artavaggio, nonché presidente della SEL dal 1915 al 1965.
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale