L’aspetto più spettacolare della festività dell’Epifania si manifestava in quei paesi dove era consuetudine rappresentare al vero la venuta dei tre Re. Leggo, sulle note del mio informatore di Premana di fine Ottocento: «Alla vigilia, di sera, passavano i Re Magi a cavallo con il loro seguito di paggi e pastori con lanterne e la stessa su pali, a suon di cornamusa; cantando la canzonetta d’occasione percorrevano le contrade fino al sagrato della chiesa e i bambini dopo averli seguiti correvano a portare i calzetti ai padrini». Oggi la rappresentazione, gelosamente conservata, è divenuta più complessa e accorrono da ogni parte per assistervi. Permane tuttavia nella cerimonia il carattere sacro di un tempo, con intensa partecipazione degli attori e di chi assiste, cosicché straordinaria è ancora la suggestione che emana.

Come nel passato, il corteo percorre le viuzze dell’antico nucleo, lungo un itinerario tradizionale. Si sofferma in punti prestabiliti e i tre coscritti dell’anno che impersona i Magi cantano le strofe di un canto che rievoca la vicenda, canto che assume dimensione sempre più corale con l’avanzare della cavalcata: «Noi siamo i tre Re / venuti dall’Oriente / ad adorar Gesù / un re superiore / di tutti maggiore / di quanti al mondo / ne furon giammai. / Egli fu che ci chiamò / mandando una stella / che ci condusse qui». Quando la cavalcata raggiunge la chiesa, tutti vi entrano e in coro viene intonato il canto trasmesso dalla tradizione orale: «Noi siamo i tre Re / venuti dall’Oriente / ad adorar Gesù. / Dov’è il bambinello / grazioso e bello / in braccio a Maria / che gli è madre di lui. / E or noi se ne andiam / e ai nostri paesi / da cui venuti siam / ma qui ci resta il cuore / in braccio al Signore / in braccio a Maria / e al bambinel Gesù».

testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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