Riccardo ha 24 anni, sta cominciando a scoprire che esiste un mondo al di fuori dell’officina in cui lavora duramente. Nell’estate del 1933, forte delle nuove tecniche apprese da Emilio Comici sulla parete Nibbio, si lancia con Antonio Piloni e Domenico Lazzeri sulla strapiombante Parete Sud del Torrione Costanza in Grignetta. Ne esce una via che per decenni segnerà la linea di demarcazione tra gli alpinisti “forti” e quelli “normali”. Rincuorati dalle parole di incoraggiamento di Emilio Comici, Cassin e i suoi amici partono per le Dolomiti dove piantano le tende poco sopra il lago di Misurina.
Al ritorno dalle Dolomiti si sentono pronti per una prova impegnativa: affrontare grandi difficoltà sul Sasso Cavallo che, a parte qualche rara ripetizione della via di Carugati sullo Spigolo Sud-Sud-Ovest, offre l’intera Parete Sud ancora inviolata.
Cassin e Piloni partono dai Resinelli per un primo tentativo. La tecnica della doppia corda viene sfruttata fino in fondo e, velocemente, la cordata sale. Siamo al 24 di agosto e la giornata è molto calda e il lago in lontananza sembra invitarli. Più o meno ad un terzo della salita trovano finalmente una sosta comoda. Veloce consiglio di guerra e decisione di uscire per la via di Carugati, che è raggiungibile sulla sinistra grazie ad una cengia. Basterebbe un bivacco e, il giorno successivo, vincere la parete sud del Sasso Cavallo. Ma il giorno dopo è lunedì e Piloni deve assolutamente essere presente sul posto di lavoro. A malincuore i due percorrono la parte alta della via di Carugati, raggiungono la cima per poi infilarsi nella Val Cassina, sfiorare il Rifugio Elisa e scendere a Mandello. Una via così importante non può essere lasciata a lungo incompiuta. Il fine settimana successivo però Piloni ha un impegno improrogabile e c’è la possibilità che debba lavorare per molte domeniche consecutive. Cassin decide di invitare al suo posto un altro fortissimo arrampicatore lecchese: Augusto Corti, un altro degli allievi alla scuola di Comici.
Attaccano di buonora e ripercorrono sicuri e veloci i tiri che Riccardo aveva salito con Piloni. A mezzogiorno sono al punto più alto raggiunto la settimana precedente. Da lì in avanti Cassin deve impegnarsi al massimo per vincere una sequenza di tiri duri su placche e strapiombi. Una volta è sul punto di arrendersi, ma la tenacia e la forza che porterà Riccardo a raggiungere le mete più ambite, e l’incoraggiamento continuo di Augusto Corti, lo spingono a continuare e, alle sei del pomeriggio, sono in vetta al Sasso Cavallo. Da questa salita Riccardo avrà la conferma del suo valore e darà inizio a quella sequenza di grandi imprese che lo porteranno ad essere considerato uno dei più importanti alpinisti del secolo scorso: Spigolo Sud-Est della Torre Trieste, Nord della Cima Ovest di Lavaredo, Nord-Est del Pizzo Badile e Sperone Nord della Walker, accanto a infinite altre prime e a spedizioni su montagne in ogni parte del mondo. Il 14 luglio del 1940, ben sette anni dopo, il “piccolo grande alpinista” Ercole Esposito “Ruchin” e il suo compagno di scalate Gentile Butta riusciranno a fare la prima ripetizione della via di Cassin e Corti e solo dieci anni dopo, nel 1950, Carlo Mauri e Duilio Berera ne effettueranno la seconda. La salita di Riccardo fu subito considerata una prova di alpinismo estremo, da avvicinare alle grandi imprese dolomitiche. Cassin aveva affrontato la Parete Sud, anche se nel suo estremo margine occidentale, superando strapiombi che gli impedivano di sapere quello che avrebbe dovuto affrontare subito dopo. Nel 1936 Silvio Saglio nella sua guida avrebbe classificato la via “sesto e sesto grado superiore”, contribuendo a creare intorno alla via di Cassin sulla Sud del Sasso Cavallo una meritata fama di difficoltà estrema che l’avrebbe accompagnata per decenni.

Tratto dal libro
ALPINISMO PIONIERISTICO TRA LECCO E LA VALSASSINA
di P. Buzzoni, G. Camozzini, R. Meles – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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