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Si risale verso l’alta valle e da una curva ci si mostra Margno. Ignazio Cantù, nella «Grande illustrazione del Lombardo-Veneto», così descrive: «Noto per l’amenità sua, per le sue donne che passano per le più belle della valle è Margno, e altresì per le sue ardesie stratificate, per qualche deposito di mercurio, per essere patria di Aurelio Grattarola, per la sua chiesa parrocchiale del secolo XI co’ suoi belli intagli in legno e in marmo». L’autore della «Passeggiata dilettevole…» spiega che il sopra nomnato Grattarola fu «discreto scrittore di cose ecclesiastiche, e che fanno dei più caldi promotori della canonizzazione di s. Carlo Borromeo», ma poi anch’egli si sofferma sul fascino muliebre: «Le dfonne de’ suoi contorni sono generalmente di bell’aspetto, assai laboriose e abituate alle fatiche del trasporto di gerli macchinosi di legna e carbone, cui un zerbinotto di città non si azzarderebbe neppure a pesarlo colla coda dell’occhio, temendo d’infrangersi al sollevarlo dal suolo». Identico il tono del Fumagalli nella «Guida di Lecco»: «Le donne sono quivi di bell’aspetto e laboriose». L’abate Antonio Stoppani invece non può indulgere su quel particolare; al botanico prof. Parlatore deve limitarsi a scrivere: «Margno è un bel sitino, a 712 metri, con un vecchio curato, che è una perla; qualche alberguccio passabile, molti schisti, arenarie, puddinghe; ombre larghe e vicine; un comodo passeggio piano e ombroso verso Crandola; una stupenda gita di tre quarti d’ora al Piazzo in vista del Legnone; le acque di Tartavalle a un’ora, e gite più generose fin che si vuole. Mi fareste morir dalla voglia di passarvi due o tre giorni con voi…».
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
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