Le origini di Colico si perdono nella notte dei tempi. Brevi note sulla sua storia sono dovute al colichese Martino Fattarelli. Intanto, perché il nome Colico? Nessuno lo sa. C’è chi vuole che derivi da un nome greco, in omaggio ad antichi coloni che Giulio Cesare trasportò sulle rive del lago. C’è chi vorrebbe spiegarlo con Col del Lago. Altri lo vorrebbero far derivare dai quattro colli (Montecchi) tra i quali sorge il paese. C’è anche qualche storico che sostiene che Colico sia il ricordo di un antichissimo popolo che abitò per primo queste contrade col nome di Collucones. La Guida generale ai grandi laghi subalpini di Giansevero Uberti, uscita nel 1890, rilevando che nei primi anni di quel secolo «Colico era ancora un meschino villaggio ove le febbri terzane e perniciose avevano stabilito la loro residenza, e l’uomo era quasi decrepito a 50 anni», sosteneva che «l’apertura delle meravigliose vie dello Spluga e dello Stelvio» aveva fatto diventare Colico un «centro importantissimo». «Colico fu la prima terra del ducato, che invasero que’ demòni»: il Manzoni parla dei lanzichenecchi che sarebbero poi arrivati a Lecco. Colico è l’ultima borgata della sponda lecchese, nella piana fra il Legnone e l’Adda che si riversa nel lago per riuscirne a Lecco.
testo a cura di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
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