Tutta la fascia assai ampia che dal piano di Colico si stende sul dolce declivio alla base del Legnone conserva un carattere spiccatamente agreste, sia nelle attività umane sia nelle strutture degli insediamenti. Vi sono costruzioni, nota Alberto Fumagalli in Architettura contadina, «ancora intatte, in pietra scura scistosa utilizzata a scaglie di limitato spessore. I volumi manifestano geometrie semplici, essenziali; la presenza delle pareti scure è spesso bilanciata dalla dipintura in bianco dei bordi delle finestre». «Affascinanti strutture, le definisce, che paiono costruite anche per interpretare il lavoro della mano contadina». Nell’arco degli agglomerati che fanno corona alla zona centrale del Comune, il più settentrionale è Curcio, al centro troviamo Villatico, all’altro estremo è infine Laghetto, che mutua il suo nome dal pittoresco bacino naturale sul quale s’affaccia, il laghetto di Piona. Da Laghetto, che ha di fronte, boscoso, uno dei Montecchi, si colgono visioni deliziose d’acque che fan da sfondo ai prati e ai vigneti.
Superata l’insenatura di Piona e la base del poderoso contrafforte montano del monte Legnoncino, nell’intorno prossimo all’immissione del fiume Adda nel lago di Como, si apre una zona disposta in dolce pendio, a forma di vasto cono di deiezione, originato probabilmente da grandi frane e dalle alluvioni incanalate in una serie di piccoli torrenti montani. Là dove questo spazio favorevole alle colture tocca il lago, è situata Colico, importante punto di sbocco dell’intera Valtellina, terminale sul lago della antica strada transalpina del Septimer e centro principale dell’alto Lario.
Il borgo si divide in due parti accostate fra loro, ma ben distinte per funzione e struttura. La parte commerciale è infatti disposta a cavaliere della strada: era questa la zona degli «stallazzi con alloggio», delle botteghe e delle varie attrezzature di servizio per i trasporti di terra; la zona portuale è invece strutturata su un largo piazzale situato tra l’antistante approdo ed una serie di magazzini che ne costituivano il borgo.
«Le strutture edificate di questo centro sono di evidente gusto e funzione civile: più interessante appare la corona di piccoli villaggi che attornia Colico sul pendio sovrastante: Curcio, Chiaro, Campione, Borgonuovo e Corte – scrive Alberto Fumagalli in Architettura contadina in Valsassina, Val Varrone e Valassina (1982) –.
Olgiasca è l’ultima frazione di Colico. La sua chiesetta è dedicata ai Santi Carlo e Filippo Neri. Riferisce Carlo Marcora nel volume Il Priorato di Piona che «fu noto anche nei tempi antichi il marmo di Olgiasca, ma più conosciuto è il così detto filone del laghetto, che non è che pegmatite scoperta dall’erosione glaciale». Lo svizzero Georg Leonhardi nel 1862 aveva scritto: «A Olgiasca si cava il bellissimo marmo bianco con cui sono state fatte le colonne della chiesa di San Lorenzo a Milano, quelle del liceo di Como e l’Arco della Pace a Milano». Nel piccolo nucleo sopravvivono alcuni interessanti esempi di architetture vetuste. Su Olgiasca così si sofferma Alberto Fumagalli nell’opera citata sulla architettura contadina: «La pendice occidentale del monte Legnone che, dopo la breve risalita al vertice del Legnoncino discende ripida verso lo specchio d’acqua lariano, nella sua ultima dorsale, appena emergente sul lago, si inflette verso nord formando una penisola rocciosa al cui vertice è ubicata l’antica abbazia cluniacense di Piona. Alla radice di questa penisola, in luogo elevato e meravigliosamente esposto, si trova Olgiasca, antico agglomerato rustico collegato all’abbazia, oggi trasformato in zona di villeggiatura.»
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
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