Dell’esistenza in Bellano di una chiesa dedicata a Santa Marta abbiamo notizia dagli atti della visita pastorale dell’arcivescovo Gabriele Sforza. In essa, è detto, «congregatur consortium disciplinato rum ipsius loci». La scuola dei disciplini di Santa Marta, derivante da una Confraternita con sede in San Giovanni in Laterano, fu soppressa nel maggio del 1786, in esecuzione del dispaccio 30 marzo 1784. Riferisce Nunzio Guastella nel Periodico della Società Storica Comense (n. 29 del 1934) in appendice a un’indagine sul progetto di un ospedale in Lecco e su opere pie del territorio, che «fu nominato amministratore per il vacante l’abate Carlo Giuseppe Fumagalli, residente in Introbio. Questi si recò in Bellano per presiedere all’asta dei beni della confraternita fra cui un organo; i terrazzani lo pregarono di sospenderla, perché avrebbero chiesto al governo di assegnare gli arredi alla parrocchiale che era poverissima. Dopo un anno, non essendo venuta nessuna risposta dal governo, il Fumagalli ritornò in Bellano per eseguire l’asta. Ma di nuovo, quei di Bellano lo pregarono di sospenderla, dichiarandosi pronti a rimborsarlo delle spese, le quali quasi oltrepassavano il valore degli arredi. Si venne allora a una transazione: per le spese il Fumagalli chiese £ 130 e l’organo, che avrebbe assegnato a Introbio; i bellanesi acconsentirono e così l’organo della confraternita di Santa Marta passò a Introbio e gli arredi furono assegnati alla parrocchiale di Bellano».

L’edificio già sede della confraternita, richiesto nel 1794 da Bartolomeo Lorla per adibirlo a scuola per fanciulli e abitazione del maestro, fu concesso in uso gratuito perpetuo per tale scopo nel 1800, alla vedova del Lorla, Maria Denti.

Paride Cattaneo della Torre, che scrive nel Cinquecento, ricorda che «nella estremità» della «bella et spatiosa piazza con belli et ornati alloggiamenti intorno», davanti alla prepositurale, «un altra non meno ornata di questa, ma più piccola chiesa giace sotto il vocabolo di Santa Martha albergatrice di Ns. Gesù Cristo dedicata» aggiungendo che in essa «molte belle figure si vedono di legno altro intagliate, pinte et d’oro fregiate et da eccellenti maestri scolpite et fabricate, questo grandemente… et deccora detta chiesa, la quale però è fabricata con bel artificio et architettura».

Il gruppo ligneo della Deposizione o Pietà (vedi scheda), attribuito allo scultore pavese Giovanni Angelo del Maino, che operò dal 1496 al 1536, tra l’altro lavorando nel Duomo di Como, a Morbegno e a Tirano, e recentemente restaurato, è descritto negli atti della visita pastorale di Federico Borromeo del 29 di giugno del 1611.

Andrea Spiriti, in Lario Orientale delle Guide del territorio di Lecco, aggiunge questi altri importanti elementi.

Fronteggia la parrocchiale la chiesa di Santa Marta insieme all’ex sede dell’omonima Confraternita, oggi centro parrocchiale. La Scuola è documentata dal 1387, mentre la chiesa è citata per la prima volta nel 1455 dalla visita pastorale di Gabriele Sforza. L’ancona e le pitture descritte in quel testo sono scomparse, tranne una Pietà tardogotica sulla facciata e un frammentario San Giacomo nella prima cappella sinistra, che si è riferito all’ambito di Bartolomeo Benzi da Torno; ma rimane il gruppo della Pietà, eseguito entro il 1518 da Giovanni Angelo Del Maino.

La facciata, frutto di un intervento che modificò l’asse della vecchia chiesa, conserva gli archetti gotici, mentre il portale a timpano spezzato, sormontano da una nicchia con statua del Battista, dovrebbe riferirsi al 1589, anno dell’aggregazione della Scuola all’Arciconfraternita della Basilica lateranense in Roma. A pochi anni prima (1582) risale la splendida decorazione a stucco ed affresco del tiburio: negli intradossi dei due archi scampati, Profeti e Sibille; nei pennacchi i Profeti maggiori, nel tamburo i Santi Nazaro e Celso e le Sante Marta e Maria Maddalena; negli spicchi della volta, allegorie e Angeli coi simboli della Passione. È probabilmente di fine Cinquecento l’asimmetrica e vigorosa sistemazione dell’innesto del presbiterio con un sistema di semipilastri compositi.

Al secolo XVII risalgono interventi diversificati nella chiesa: il campanile, gli interessanti panconi del presbiterio, rustica opera locale, il mobile di sacrestia, i pezzi più antichi del tesoro e alcuni dipinti: l’Apparizione della Vergine col Bambino a Sant’Antonio da Padova nella prima cappella destra, opera di un morazzoniano; la Supplica di Marta e Maria a Cristo (rara iconografia) sull’altar maggiore, e due tondi con San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. La decorazione del presbiterio venne ultimata nel 1706 con due quadroni dei Miracoli di Santa Marta. Agli anni intorno al 1739, trovandosi nella cappella edificata in quel tempo, dovrebbe ascriversi l’ovale con la Madonna col Bambino e i Santi Michele come Angelo custode e Nicola da Tolentino, attribuita a Pietro Ligari.

La Confraternita venne soppressa nel 1786.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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