In fondo alla piazza troviamo la chiesetta di San Giovanni Battista. Zastrow la registra fra le romaniche comasche del secolo XI classificandola «molto interessante». Era stato ridotto a magazzino il San Giovanni ricordato nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del XIII secolo che, ampliato nel 1151 come si legge in una epigrafe rievocativa settecentesca, aveva subito pesanti manomissioni soprattutto nel Seicento. Dopo gli eseguiti restauri il tempietto si mostra in forma di aula rettangolare absidata, «di austera semplicità» come scriveva Giannino Grossi illustrando gli interventi da lui stesso promossi. Durante i lavori è stato scoperto un raro arcosolio d’origine catacombale paleocristiana, nota lo Zastrow che lo definisce «di pungente interesse». Gli affreschi dell’abside, «barbaramente ritoccati» e «in cattivo stato», al dire ancora del Grossi, sono stati pure restaurati, da Enzo Vicentini. Si vedono la Adorazione dei Magi sulla parete sinistra, San Giovanni Battista con altri Santi e San Giorgio che uccide il drago sulla parete destra, San Cristoforo all’angolo con la parete occidentale, il Redentore tra la Vergine e il Battista nel catino absidale, la Visitazione e il Battesimo di Cristo adiacenti sulla parete di sinistra. Una Madonna con Bambino, strappata dal muro della vecchia casa Serponti di Contrada del Torchio, è stata immessa nella chiesetta sulla quale appunto i Serponti ebbero patronato: si tratta d’un affresco dell’anno 1612, fatto fare da Giovanni Maria Serponti – così sta scritto al piede – «per sua divocione».

Sulla parete meridionale dell’antica chiesa di San Giovanni Battista a Varenna si trova una frammentaria figura del santo titolare, reggente nella mano sinistra un cartiglio con la profezia di Isaia ricordata dagli evangelisti a proposito del Precursore: “C(lam)/ANT(is)/IN. D(e)/SER(o)/. PARA/TE. VIA(m)/DOMIN/I”. Alla medesima mano di un pittore lombardo attivo nella prima metà del XIV secolo sono da assegnare un altro frammento sulla stessa parete, raffigurante San Giorgio in atto di trafiggere con la lunga lancia il drago e di salvare la principessa, della quale resta solo parte delle vesti, e, forse, una Adorazione dei Magi dipinta sulla parete settentrionale.

Nonostante la lacunosità di questi affreschi, recuperati nel corso dei restauri operati nella chiesa nel 1964-1965 e pubblicati da Oleg Zastrow (1988), essi si rivelano opera di un certo impegno e mostrano un’esecuzione accurata, non esente da raffinatezze, come nelle dorature dei finimenti e finanche nella criniera del cavallo e della lancia di San Giorgio.

Come ambientazione cronologica e stilistica si possono ricordare soprattutto le Storie del Battista in Santa Maria dei Ghirli a Campione, databili al quinto decennio del Trecento, quegli affreschi, cioè, che nella zona appaiono memori di linguaggi padani diversi dalla lezione dei lombardi della prima generazione. Una datazione agli anni quaranta del secolo non appare del resto in disaccordo con i dettagli della moda annotati dal frescante, come il manicottolo abbastanza lungo della veste della principessa; e anche il trono dove siede la Vergine della Adorazione dei Magi presenta una fattura piuttosto elaborata e articolata, più di quanto si possa riscontrare in dipinti dei primi decenni del Trecento.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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