La costruzione di questa chiesetta diede lavoro e pane a parecchia gente e per parecchio tempo se si considerano gli sbancamenti di terra e di roccia a piccone e badile che si sono dovuti fare per ricavare dallo scosceso conglomerato di roccia rossa quel piccolo incantevole spiazzo che dall’alto domina il paese e la bassa Valsassina. Venne costruita da messer Leone Arrigoni nel 1535, il quale nel suo testamento, rogato il 3 dicembre di quell’anno, istituì la cappellania di Santa Caterina, dotandola di un lascito perpetuo di lire imperiali 60, con l’onere di farvi celebrare una messa ogni giorno. La chiesetta, a quel tempo, misurava cubiti 9 di lunghezza, 8 di larghezza e 9 di altezza (il cubito era quasi mezzo metro). Aveva un solo altare, una sola porta e tre finestre.

San Carlo nel 1566 ordinava di chiudere la chiesetta, finché non fosse interamente riordinata secondo le leggi ecclesiastiche e disponeva che vi fosse aperta una piccola finestra sul davanti per la devozione dei viandanti. Venne in seguito restaurata più volte, allungata e poi fornita della torre campanaria con tre campane.

Nelle quattro nicchie di fianco all’altare erano altrettante statue artistiche, due scolpite in legno raffiguranti San Giovanni evangelista e Santa Maria Maddalena, e due in pietra raffiguranti Sant’Antonio e San Michele. Sull’altare due angeli in atteggiamento di adorazione, la Madonna addolorata e il Cristo morto. Una bella cancellata in ferro battuto chiudeva l’altare dedicato a Santa Caterina, vergine e martire, dominato da una tela raffigurante la Santa con la Madonna e il Bambino, buona esecuzione (1915) del pittore Carlo Motta, poi rubata.

Note storiche alle quali Giovanna Virgilio, in Lario Orientale (1993) aggiunge: dalla chiesa di San Michele si giunge a quella di Santa Caterina per un sentiero sul quale si affacciano le cappelle della Via Crucis, benedette nel 1837 e decorate con affreschi novecenteschi. Fondata nel 1539, verso la fine del secolo necessitava già di consistenti interventi di restauro (1582) e fu rinnovata entro il 1603 (visita Cipolla). Al Seicento rimanda la decorazione a stucco del presbiterio con diseguali statue di Santi entro nicchie, ad eccezione di due Angeli, di epoca posteriore. L’altare presenta statue novecentesche dell’Addolorata e del Cristo morto.

 
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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