Cremeno fu capoluogo della Squadra del Consiglio, una delle quattro nelle quali si divideva la Valsassina, comprendendo i comuni di Cremeno, Barzio, Cassina, Concenedo, Moggio.

Nella chiesa di Cremeno ebbe sede la principale delle sette cappellanie curate staccatesi verso la fine del secolo XI dalla matrice di Primaluna, per formare altrettante cure autonome. La cappellania di Cremeno stendeva la giurisdizione a tutto il bacino meridionale della Valle, fin che se ne smembrarono successivamente Pasturo, Barzio, Moggio, Colmine di San Pietro, Maggio.

La chiesa primitiva, dedicata a San Giorgio Martire, era molto antica, era consacrata e se ne celebrava la memoria il giorno 8 gennaio. Era però questa chiesa poco meno d’una catapecchia quantunque contasse ben sette altari. Prete Gabriele Mornico, nativo di Cortenova, che venne quassù il 5 agosto 1573, mandato dallo stesso San Carlo, la trovò «bassa, buia, ristretta e cadente». Diede subito mano alle riparazioni più urgenti, ne restaurò un lato, vi costruì il campanile che dotò di tre campanelle, fuse in loco nell’anno 1586, ed eresse la cappella della Madonna del Rosario, che fu benedetta nel 1599. Ma la mancanza di mezzi e le discordie tra i comuni di Cremeno, Cassina e Concenedo, che si erano assunti parte delle spese, fermarono i lavori e la chiesa si ridusse ad un cumulo di rovine. Il cardinale Federico Borromeo, nella visita pastorale del 1614, drecretò che venisse abbattuta e costruita ex novo, secondo il disegno che avrebbe mandato da Milano il prefetto delle fabbriche.

Anche stavolta però il diavolo ci mise la cosa. La peste del 1630 venne a ritardare la costruzione della nuova chiesa. Soltanto il 1° luglio 1657 il curato Marcotello poté benedire e porre la prima pietra. I lavori durarono quasi un secolo, ma la nuova chiesa riuscì davvero maestosa. Tranne il campanile, che venne rialzato, la vecchia chiesa scomparve completamente. Quando il curato Marcotello morì (19 marzo 1692) la nuova chiesa era finita, almeno nelle sue strutture essenziali. Venne consacrata dall’arcivescovo di Milano, cardinale Giuseppe Pozzobonelli, il 25 giugno 1746. Ne fa fede la lapide di marmo posta in fondo alla chiesa. Finalmente anche Cremeno poteva dire di avere una bella chiesa.

Il curato Girolamo Buzzoni così ce la descrive nel’inventario del 1704: «In lontananza di trè hore da Lecco si trova a man dritta una terretta chiamata Cremeno, ove si vede in eminenza una Chiesa di fabrica nuova, et architettura moderna… Era prima chiesa bassa, et antica, hora è elevata con civile disegno. È longa braccia 54, larga 35. Avanti la porta maggiore si vede un portico con pilastri, pavimento, scalinata, che fa bel prospetto e teatro alla terra di Cremeno alla strada del pubblico passaggio».

Il curato Sala, non senza un pizzico d’orgoglio, nel 1790 in una esortazione al popolo diceva testualmente: «I vostri maggiori tanto hanno e speso e sudato per innalzare questo magnifico tempio, che è lo stupore di quanti lo vedono, e per vedere il quale molti vengono a bella posta».

Va ricordato che l’altare maggiore, costruito a spese dei comuni di Cremeno, Cassina e Concenedo, fu eseguito da mastro Giovanni Antonio Albinola di Viggiù su disegno dell’architetto Giuseppe Vanni di Milano e collaudato il 14 dicembre 1793. Il 7 maggio 1946 monsignor Domenico Bernareggi, vescovo ausiliare di Milano, consacrò la nuova mensa dell’altare che era stata rimessa a nuovo. L’attuale altare, rivolto verso il popolo, venne consacrato il 9 luglio 1968.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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