“Fu una mattina del febbraio 1919 che scoprimmo Artavaggio. Nell’attraversare il canaletto tra Bobbio e Campelli, appena sotto la vetta della Corna Grande, dalla nostra pattuglietta di punta partì una esclamazione di estasiata meraviglia. Avevamo appena smesso il grigioverde, viste tante zone, al fronte e ai corsi sciatori, ma lo scorcio del Sodadura, la calotta di Cima Piazzi con le sue ondulazioni di base, ci fecero ritenere di essere in una delle migliori zone. Ci inebriammo di sole, scoprimmo anfratti freschi di aria pungente, percorremmo pianori lunghi, dove sciando alzavi nubi di farina d’oro, riposammo all’ombra di baite ovattate di bianco. Non potevamo credere a tanto maestoso silenzio: il ta-pum del cecchino era già ormai un lontano e brutto ricordo.”

Sono le parole commosse con le quali Arnaldo Sassi, sul numero di marzo 1962 del bollettino della SEL, rievocava la “scoperta” di Artavaggio. Vi leggiamo la sorpresa e lo stupore degli escursionisti che, a guerra appena finita, hanno come l’impressione di scoprire un autentico paradiso bianco a pochi passi da Lecco.

Tratto dal libro
CENTO ANNI DI SCI IN VALSASSINA – Quando la Lombardia ha messo gli ski
di G. Camozzini, A. Sala, D.F. Ronzoni – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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