Per intero nel territorio del Comune di Introbio si snoda il tratto lecchese della Via del Bitto che congiunge la Valsassina alla Valtellina. Alle alte quote troviamo pascoli e alpeggi dove ancora oggi, in estate, si spingono i pastori transumanti con il loro bestiame, capre e vacche. La vegetazione arborea, nel suo limite superiore dominio dei larici e dei rododendri, si trasforma, con il calare della quota, nelle immense distese dei pini e degli abeti e, ancora più in basso, nelle vastissime faggete e nelle selve a castagneto: un orizzonte vegetale immenso e splendido. Nel suo tracciato completo la Via del Bitto risale da Morbegno la sponda occidentale della Val Gerola, attraversando i nuclei di Sacco, Rasura, Pedesina e Gerola Alta, e tutta la Val della Pietra fino alla Bocchetta di Trona. In territorio lecchese, invece, dopo aver attraversato l’alta testata della Val Varrone, scende la Val Biandino. L’itinerario ha inizio ad Introbio in prossimità della torre medioevale e si snoda lungo le vie del paese fino ad imboccare la ripida mulattiera selciata verso la Val Biandino. Dopo un breve tratto il tracciato prosegue seguendo la pista gippabile fino al ponte vicino al quale sorge la centrale idroelettrica. Un successivo tratto in cui l’antico selciato è appena visibile conduce, dopo aver nuovamente intersecato la pista gippabile, alla fonte di San Carlo. Da qui il sentiero prosegue lungo la sponda destra del torrente Troggia fino alle baite della Scala, dove si giunge dopo aver risalito alcuni ripidi tornanti. La conca di Biandino si raggiunge proseguendo su alcuni tratti di selciato ancora ben visibile. Siamo alla quota degli alpeggi: qui troviamo alcuni rifugi e gli edifici per la lavorazione del latte e il ricovero del bestiame. Risalendo i pascoli sul versante orografico di destra a partire dal Santuario della Madonna della Neve, si giunge all’accogliente rifugio Santa Rita, punto di partenza per le interessanti escursioni sulle cime della vallata. Il sentiero, conosciuto come «Tempestada», conduce, attraversando l’alta testata della Val Varrone, alla Bocchetta di Trona. Questa zona è ricca dei resti delle miniere e dei forni fusori.
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it
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