Le montagne sulla sinistra della Pioverna sono calcaree; contattano però alla base strati sedimentari di origine più antica, terrestre e di palude. Dal ponte di Chiuso verso Tartavalle corrono filoni di puddinga rossa o verrucano. Un grosso frammento, staccatosi in epoca glaciale, giace erratico nel territorio di Baiedo.

Narrano che un brav’uomo stesse raccogliendo castagne in quei dintorni quando gli apparve il demonio sotto le spoglie di viandante, cercando di circuirlo con mille offerte per farsi cedere l’anima, giungendo perfino a chiedergli di porre lui stesso le condizioni. «Ebbene – rispose alla fine l’uomo stanco di vederselo attorno – ti cederò l’anima quando avrai portato questo sasso sino in cima alla Grigna». Rideva, certo che quell’assurda richiesta fosse impossibile da soddisfare e che il viandante avrebbe cessato di tormentarlo. Il diavolo, invece, non si fece ripetere due volte la domanda: appoggiò la schiena contro lo scoglio, lo sollevò senza sforzo si diresse verso l’alto a rapido passo. L’uomo solo allora comprese con chi aveva a che fare e impallidì, disperandosi della propria leggerezza che gli stava costando la dannazione eterna. Senonché, essendo il giorno vicino al termine, d’improvviso la campana di Baiedo prese a suonare l’Ave Maria. Il demonio, al rintocco fatale, abbandonò il carico e fuggì, perdendo la scommessa.

Il macigno è ancora visibile in località Alghero. I vecchi lo chiamavano corna del pecà e vi indicavano alcuni segni affermando che fossero le impronte delle zampe del maledetto che trattenevano il carico durante il trasporto.

 

testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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