I Piani di Bobbio erano un tempo passaggio obbligato fra la Valsassina e la Valtorta, naturalmente per chi avesse bisogno di passare.

Siccome un gruppo di paesi bergamaschi erano sotto la giurisdizione di Valsassina, questa necessità c’era; capitò anche all’arcivescovo Carlo Borromeo di dovere proprio scavalcare la montagna di Bobbio in due sue visite pastorali. La prima volta fu il 23 ottobre 1566: veniva da Averara – riferisce Egidio Meroni in Porpore sacre nella verde Valsassina – dove aveva eretto in parrocchia la chiesa di San Giacomo, e per Bobbio scese a Barzio dove l’indomani amministrò la Cresima. Nel 1582 consumò un mese per le valli di Taleggio, Averara e Torta; di là per venire a Barzio salì ancora al monte Bobbio. Qui, si racconta, porse la mano a un pazzo che gli era corso incontro per stringergliela. Di Valtorta in particolare San Carlo dovette occuparsi anche nel 1584; al monaco olivetano Raffaele, che aveva addotto impedimenti, scrive che «ci contentiamo che restiate et mandiamo in luogo vostro a far la cura di Valtorta il curato di Volà, pieve di Lecco, così voi andarete in cambio suo a Volà ad haver cura di quelle anime, sino a questo sinodo nel quale tempo delibereranno di voi con vostra satisfattione».

Oggi per l’accesso a Bobbio esiste una funivia, un impianto a cabine multiple che parte da Barzio e giunge a quota 1638. Vi sono poi buone attrezzature ricettive e per gli sport della neve. Ai Piani si può però arrivare pure in automobile, percorrendo i pochi chilometri di una strada un po’ grezza che vien su da Valtorta, collegandosi alla rete delle valli bergamasche. Fra questi stessi boschi e pascoli passò San Carlo.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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