Torniamo, con il prossimo documento, ad una circolare dell’ormai noto prefetto del Dipartimento del Lario Tamassia. Siamo nella primavera del 1815 e questa volta oggetto della circolare è la sanità, in particolare le campagne di vaccinazione contro il vaiolo. Il prefetto richiama con energia una sua precedente disposizione di tre anni prima che già segnalava l’inadempienza di diverse amministrazioni rispetto alla necessità di operare “l’innesto vaccino” e ora si trovava costretto a ripetere l’intervento.

Come si sa, il vaccino contro vaiolo fu scoperto fra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800 grazie agli esperimenti del medico inglese Edward Jenner, quindi si trattava, all’epoca della circolare Tamassia, di una pratica del tutto nuova e per alcuni, evidentemente, non ancora sicura.

Dalla circolare di Tamassia veniamo a sapere, infatti, che in molti comuni il numero dei nati superava quello dei vaccinati, che quindi non coprivano l’intera popolazione, e che in alcuni casi nemmeno si era avviata la campagna (la Valsassina non viene menzionata e quindi possiamo dedurre che le amministrazioni siano state lodevolmente sollecite). Alla base del fenomeno il prefetto annovera due possibilità: quelle che lui chiama “antiche abitudini”, cioè il sospetto con cui si guardava alla nuova forma di prevenzione del male; oppure la superficialità con cui alcuni amministratori hanno affrontato la vicenda. Ignoranza o menefreghismo, insomma, e, nel primo caso, interessante è l’uso dell’aggettivo “accecato” attribuito a chi, per evidente poca fiducia nel progresso, appare come cieco di fronte al nuovo mondo in evoluzione (se vogliamo, una versione “personalizzata” in chiave medica del concetto illuminista della luce contro le tenebre).

Figura chiave in questo contesto sono i medici e chirurghi condotti, lodati quando solleciti nel loro compito, minacciati quando inadempienti, minacciati di doversi fare carico delle spese per l’attuazione della vaccinazione da parte di un altro medico inviato ad hoc.

D’altro canto, Tamassia sapeva bene che anche le famiglie erano spesso responsabili della mancata vaccinazione dei bambini. Superstizione, sottovalutazione del problema, semplice incuria, tutto poteva contribuire alla mancata piena copertura della platea dei destinatari del vaccino.

Si incaricavano quindi sindaci e podestà di provvedere personalmente a visitare i luoghi dove era possibile individuare chi si fosse sottratto alla vaccinazione, cioè le scuole, pubbliche o private: dalle prime i non vaccinati dovevano essere espulsi, le seconde invece sarebbero state chiuse d’autorità se si fosse constatato che avevano accettato non vaccinati.

Le famiglie “renitenti” (termine tipicamente utilizzato per la leva militare, altra novità introdotta dai Francesi) erano minacciate di perdere i benefici della pubblica e privata beneficenza, quali doti o altre elemosine; inoltre, in caso di epidemia, le famiglie “renitenti” sarebbero state soggette, a loro spese, al sequestro dei beni e alla vigilanza pubblica della quarantena.

La macchina amministrativa era coinvolta in toto nella campagna, dagli amministratori locali (sindaci e podestà) fino ai viceprefetti, che avrebbero dovuto vigilare sulla situazione del loro circondario.

Nel finale si richiama la collaborazione anche dei parroci, ai quali la circolare era inviata in copia, affinché la leggessero in chiesa durante le funzioni maggiori accompagnandola con “ … le opportune loro insinuazioni … ” nella speranza che le loro parole sortissero più effetti di quelle delle autorità civili.

In sintesi, un esempio della presenza sempre più “ingombrante” dello Stato della vita dei cittadini, tipica dell’epoca napoleonica ma anche e soprattutto di quelle successive, uno Stato che non si presenta più come semplice percettore di risorse attraverso la tassazione, ma come soggetto attivo nel processo di modernizzazione della società (scuola, sanità, leva di massa).

Materiale reperito negli Archivi Storici della Valle
a cura di Fabio Luini – archimedia scrl
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Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale