Una “banale” circolare inviata nel settembre 1815 ai sindaci dell’allora Dipartimento del Lario dal prefetto dipartimentale Giovanni Tamassia, affronta un tema all’epoca di grande attualità e importanza: lo sfruttamento, sovente indiscriminato, dei boschi comunali.
Il dato sicuramente più interessante che si evince dalla sua lettura è certamente il carattere endemico che aveva assunto lo sfruttamento indebito dei boschi comunali: si afferma, infatti, che i devastatori di boschi comunali … si fanno ogni giorno più audaci, facendo quindi intendere che la presenza nei boschi del dipartimento di persone che ne sfruttavano le risorse senza averne diritto era ormai diffusa e frequente.
Ancor più interessante, però, è la parte della circolare nella quale fa notare che i devastatori si fanno scudo di fronte alle guardie campestri delle fedi di miserabilità ottenute delle amministrazioni locali.
La fede di miserabilità era un documento che attestava la povertà, appunto, del soggetto che ne aveva fatto richiesta, così da garantirgli una serie di “servizi” offerti dalle istituzioni di beneficenza presenti sul territorio (dalle doti, all’elargizione di beni e denaro frutto di legati testamentari). In questo caso, invece, la fede garantiva al possessore l’esenzione delle pene pecuniarie eventualmente inflitte in seguito al comportamento rilevato, cioè il furto di legna nei boschi comunali.
Era come se i comuni avessero, attraverso l’assegnazione di questi certificati, garantito l’impunità a coloro in quali lo impoverivano sottraendo illegalmente legna dai suoi boschi! Infatti, chi era in possesso del documento lo sventolava davanti alle guardie affermando con aria di scherno che ogni cosa si paga con un foglio di carta bollata.
Le autorità superiori richiamavano infine ad una maggiore severità e trasparenza nell’assegnazione dei certificati di miserabilità, lasciando intendere fra le righe che questi ultimi erano stati in passato assegnati sulla base, più che della reale necessità, di qualche altro interesse poco legittimo.
Materiale reperito negli Archivi Storici della Valle
a cura di Fabio Luini – archimedia scrl
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