Lo sci alpino lombardo è nato quassù. Inizi del Novecento, o giù di lì, grazie alle ricostruzioni effettuate dal lecchese Mario Cereghini e dal valsassinese Giulio Selva. Il primo che racconta di «qualche milanese che arrivò con quei legni sui nostri pascoli innevati», il secondo di «un tedesco, equipaggiato con sacco di montagna e scarponi e fornito di un buffo paio di assicelle di legno ricurve in punta che, nel 1900, chiese a Ballabio la strada per raggiungere i Piani Resinelli». Fu questo tedesco, probabilmente, l’apripista dello sci sulle nostre Prealpi.

Lo sport bianco non fece fatica ad attecchire da queste parti. Pochissimi anni dopo, il 7 marzo 1906, la Valsassina ospitò la «prima giornata lombarda di gare di ski». Si gareggiò a Biandino, in qualcosa che doveva assomigliare al fondo di oggi, con soli cinque concorrenti. I primi tre milanesi, gli altri due valsassinesi, classificatisi agli ultimi due posti perché correvano con un solo bastone mentre gli altri concorrenti erano già forniti di bastoncini. Un anno più tardi, nel marzo del 1907, le nevi valsassinesi ospitavano il «primo concorso skiistico» nazionale. Si trattò di una gara di cinque chilometri, in salita e in discesa, con in palio la Coppa Valsassina. La vinse il torinese Giuseppe Boido, su un lotto di concorrenti che comprendeva i soci degli ski club di Milano e Torino. Gli atleti locali erano schierati con la Società Escursionisti Lecchesi che aveva costituito la «sezione skiatoria», pioniera dello sci sulle piste valsassinesi.

Nel febbraio del 1913 le nevi valsassinesi erano nuovamente al centro dell’attenzione dello sci lombardo e nazionale. Alla Società Escursionisti Lecchesi veniva infatti affidata l’organizzazione del primo campionato italiano assoluto di ski, che si svolse ai Piani Resinelli con la vittoria di Giovanni Lorati di Ponte di Legno e il terzo posto del lecchese Nino Castelli. Per raggiungere i Piani Resinelli non solo non esistevano impianti di risalita, ma non c’era nemmeno la strada carrozzabile. Bisognava raggiungere Lecco, da qui salire a Laorca dove il sentiero per la Val Calolden portava ai Piani Resinelli. Oltre mille metri di dislivello, che i concorrenti dovettero affrontare, ski e zaino in spalla, prima delle competizioni.

Andò meglio due anni più tardi, quando il campionato italiano assoluto si disputò a Barzio. Quella che sarebbe poi diventata la «capitale» del turismo valsassinese non aveva ancora la carrozzabile. Le autocorriere della Sal (Servizi automobilistici lecchesi), che nel luglio del 1907 aveva inaugurato il regolare servizio giornaliero sulla linea Lecco-Introbio-Taceno, si fermavano alla Chiusa di Introbio dove la vecchia mulattiera conduceva a Barzio che ebbe la sua strada carrozzabile (e relativa autocorriera) nel 1924. I Resinelli dovettero aspettare tredici anni ancora.
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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