Modesto villaggio di pescatori, nominato almeno nell’anno 769 (o addirittura dal 493 secondo fonti meno attendibili), Varenna accolse nell’anno 1169 gruppi di profughi dall’Isola Comacina, allora messa a ferro e a fuoco dai Compensi, che distrussero case, chiese e fortificazioni in vendetta di batoste in precedenza prese dagli Isolani. Di tale migrazione forzata si conserva memoria in una rievocazione storica ripetuta ogni estate. Si vuole che a Varenna si insediassero alcune delle famiglie più cospicue dell’Isola, le quali finirono con l’imporre una loro supremazia sugli indigeni, tanto che il villaggio fu chiamato Insula nova sive Varena, mentre il rito romano, retaggio forse d’una antecedente giurisdizione religiosa dell’arciprete di Monza, vi fu sostituito dal rito patriarcale, quello della Chiesa d’Aquileia cui gli Isolani aderivano. «Patriarchini» per questo sono ancora soprannominati gli abitanti di Varenna, pur tornati, nel XVII secolo, alla liturgia romana nonostante l’appartenenza alla diocesi di Ambrogio.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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