La Parrocchia di S. Dionigi in Premana compare come chiesa appartenente alla pieve di Primaluna (o Valsassina) nel “Liber notitiae” di Goffredo da Bussero sul finire del secolo XIII. Lo smembramento dalla Pieve di Primaluna e la trasformazione in Rettoria avviene nel 1368. Rettoria risulta ancora nel 1449, anno in cui viene ricordato un “rector”. Alla data della prima visita di Carlo Borromeo (1566) la rettoria risulta trasformata in Parrocchia, con tre oratori nelle proprie dipendenze: Sant’Antonio da Padova, di cui si era persa notizia della consacrazione; San Rocco, che ospita la omonima, frequentata confraternita; l’oratorio dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, presso cui si riunisce la Confraternita dei Disciplini (o disciplinati).

Brevissime coordinate storiche, queste, che anticipano quanto ha scritto Marco Rossi sulla chiesa parrocchiale di San Dionigi in Premana in Lario Orientale (Nono libri 1993).

Già esistente nel XIII secolo, la chiesa presenta oggi una struttura più volte rinnovata: ricostruita poco prima della visita pastorale di San Carlo, ampliata nel 1843, decorata all’inizio del nostro secolo d Giovanni Maria Tagliaferri e recentemente restaurata.

La parete sinistra conserva il grandioso polittico di San Rocco, a due ordini: nel primo registro sono dipinti San Rocco tra San Sebastiano e San Bernardo, nel secondo la Vergine col Bambino tra Sant’Ambrogio e Sant’Agostino; nella predella sono gli Apostoli e nella cimasa l’Annunciazione, la Crocifissione e il Padre Eterno. L’opera, databile intorno alla metà del Cinquecento, è probabilmente di scuola bergamasca, dati gli evidenti influssi di cultura veneta oltre che lombarda. L’altare accanto, a sinistra del presbiterio, conserva il corpo di Sant’Ilario, donato dal cardinale Gaspare Carpineo al nobile veneziano Nicola Venier, che nel 1676 lo donò a sua volta ai fratelli Francesco e don Giacomo Gianola di Premana, emigrati a Venezia, dove si trovava una significativa colonia di premanesi. Collocato inizialmente nella corrispettiva cappella del Rosario, a destra del presbiterio, il venerato corpo, dopo essere passato da una cappella presso l’organo, venne definitivamente posto nel 1863 in quella attuale, ristrutturata nel 1978.

Sui lati del presbiterio si aprono altre due cappelle: a sinistra quella di Sant’Antonio con tre tele raffiguranti episodi della Vita del Santo; a destra quella di San Carlo, con altrettante tele, firmate dal Tagliaferri nel 1917.

Sulla parete destra della chiesa, di fronte al polittico di San Rocco, si trovano due significative tele della scuola di Luigi Reali, tra le più vicine al maestro: San Dionigi assiste a un concilio e Costanzo condanna San Dionigi, databili intorno alla metà del Seicento. In casa parrocchiale sono conservate altre quattro tele attribuite al Reali: Santa Lucia, San Pietro, San Paolo e San Giovanni.

Sempre sulla parete destra della chiesa è collocato un affresco staccato databile al primo Cinquecento con la Vergine tra San Dionigi e San Nicola da Tolentino.

Anticamente la chiesa si raggiungeva attraverso una scalinata di diciotto gradini in pietra, sostituiti dal sagrato costruito nel 1544 e rifatto nel 1704. Il campanile attuale è del 1867.

L’aula Giovanni Paolo I, sulla sinistra della piazza, conserva alcuni affreschi staccati, tra i quali una Deposizione cinquecentesca proveniente da un edificio in località Dagro, da cui venne staccato anche il lacerto di fregio decorativo rinascimentale con vasi, frutti ed elementi vegetali (forse una tavola imbandita) conservato nel museo.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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