L’invenzione del Nibbio come parete estrema si deve, anche, al fortunato incontro di un giovanissimo Pino Comi (ottimo secondo di cordata conteso tra i due galletti Cassin e Boga, oltre che fotografo del gruppo dei giovani lecchesi) con i milanesi Mary e Vittorio Varale.
Pino ricorda un sabato sera sul finire degli anni Venti: ha finalmente in tasca qualche soldo e decide di prendere la corriera per Ballabio anziché scarpinare su per la Val Calolden per lo storico, e allora frequentatissimo, sentiero che collegava Laorca, frazione alta di Lecco, ai Piani Resinelli. Sulla corriera una coppia di distinti signori milanesi nota la corda di canapa appesa fuori dallo zaino e interroga il giovanotto sulle sue arrampicate. Nella memoria di Comi è quello il primo contatto tra i Varale ed il mondo degli arrampicatori lecchesi. Mary comincia ad arrampicare con i lecchesi salendo nel 1931 con Riccardo Cassin la via che prenderà il suo nome sulla Guglia Angelina, e con Boga e Pino Comi lo splendido Spigolo Sud del Fungo nel 1932.
La signora Varale racconta le imprese di Emilio Comici e promette di portare a Lecco l’arrampicatore più celebrato dalle cronache alpinistiche di quegli anni. Mantiene la parola e, nell’estate del 1933, preceduto da una formidabile campagna mediatica caratterizzata da due mesi di articoli sul fascistissimo settimanale “Il Popolo di Lecco”, Comici arriva ai Resinelli e fa scuola illustrando agli arrampicatori locali le nuove tecniche di scalata. Mary fa da “guida” al suo maestro che un giorno, mentre sta salendo al Rifugio Porta, butta l’occhio sulla strapiombante parete Est-Nord-Est del Nibbio e chiede se qualcuno ci abbia mai messo le mani. Alla risposta negativa di Mary, Comici risponde con un deciso “Andremo noi!!”.
I primi metri di Comici sulla nascente “Via dei Diedri” fanno fare un salto di qualità all’arrampicata libera della zona e tutta la via può essere indicata tra le pietre miliari dell’arrampicata su calcare in Italia. I fortissimi giovani lecchesi hanno l’occasione di vedere dal vivo l’uso della tecnica delle “due corde a forbice” legate al primo di cordata, che gli consente di essere tenuto da un compagno su una corda, mentre riesce guadagnare terreno prezioso per fissare un nuovo ancoraggio da utilizzare con la seconda corda. Pochi giorni dopo Cassin scala la via aperta da Comici con Piloni e, nel giro di una settimana, è ancora Riccardo a guidare la signora Varale in una delle prime ripetizioni. Da quel momento il Nibbio e i massi che gli fanno da contorno diventano uno dei luoghi più frequentati dagli arrampicatori.

Tratto dal libro
ALPINISMO PIONIERISTICO TRA LECCO E LA VALSASSINA
di P. Buzzoni, G. Camozzini, R. Meles – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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