Tra l’inizio degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta assistiamo ad una accelerazione del processo di modernizzazione della valle e della sua capacità di attrezzarsi per accogliere i turisti e in particolare gli sciatori. Lo sport dello sci, in netta crescita grazie al boom economico, richiede una organizzazione particolare e attrezzature adeguate, ma a sua volta contribuisce a sviluppare l’economia delle zone interessate. Il turista d’inverno è soprattutto uno sportivo, e per questo è particolarmente esigente, anche nel formulare giudizi sulla validità dell’offerta che gli viene fornita. Lo sciatore è un turista che chiede impianti, piste e loro raccordi, con una informazione puntuale in fatto di portate orarie, di sistemi organizzativi, di tipologie tecniche, di servizi di supporto.
L’appello lanciato da Sassi nel 1946 viene finalmente raccolto e nel giro di pochi anni la Valsassina si doterà di quattro funivie e di numerosi impianti di risalita.

Piani di Bobbio
Nel 1950 fu realizzato il primo impianto a fune del territorio lecchese, una seggiovia ad un posto che partendo vicino al centro abitato di Barzio (località Sorcà) permetteva di salire ai Piani di Bobbio, con arrivo nei pressi dell’ancora oggi visibile, ma da tempo abbandonato, rifugio-albergo Pequeno. Già nel 1951 veniva allestito un nuovo tronco di seggiovia che dai Piani consentiva di raggiungere il monte Orscellera.

Pian delle Betulle
La funivia che da Margno (750 m) porta ai 1500 metri di Pian delle Betulle venne inaugurata nel 1957. Per alcuni anni era rimasta in funzione una teleferica, ma fu la funivia a dare lo slancio decisivo allo sfruttamento turistico e sciistico di questa località, per il quale dal 1950 era attiva la Società Turistica Alta Valle.
Negli anni seguenti fu creato anche un piccolo comprensorio sciistico servito da tre skilift, denominati allora Baby, Gigante e Cimone.

Piani di Artavaggio
La località dei Piani di Artavaggio inizia a ricevere le prime attenzioni turistiche tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso. La posizione, l’altitudine compresa tra i 1400 e i 2000 metri, l’innevamento di solito abbondante e le innegabili bellezze ambientali inducono a pensare alla funivia come indispensabile strumento per valorizzare adeguatamente la località. Gli sforzi della società ISAV (Impianti Sportivi Artavaggio Valsassina) portarono alla realizzazione della funivia Moggio-Artavaggio (lunghezza della tratta circa 3000 metri) che entrò in funzione nell’autunno del 1961 e un anno dopo, il 5 settembre 1962, venne benedetta dal card. Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano.

I Piani d’Erna
Anche se non propriamente valsassinese, la funivia che collega Lecco, dalla località Versasio, ai Piani d’Erna rientra perfettamente nel quadro delle attenzioni che tra gli anni Cinquanta e Sessanta fiorirono tra Lecco e Valsassina attorno al tema degli impianti di risalita volti a valorizzare le località di maggior spicco ambientale e turistico. Inaugurata nel 1965, fu costruita dalla ditta Badoni e porta a quota 1300 vincendo il dislivello di 730 metri con una sola campata lunga 1700 metri.

Piani dei Resinelli
Alla fine degli anni Cinquanta sorsero i primi impianti sciistici nella località che ha tenuto a battesimo lo sci lombardo e che nel 1913 ha ospitato i primi campionati nazionali di sci. In pochi anni vennero aperti tre impianti: gli skilift Coltignone, Baby e la manovia Campo Scuola. La località, grazie alla sua vicinanza a Lecco e alla strada che la raggiungeva, per molti anni poté contare su un’intensa frequentazione, in quanto si prestava ottimamente sia per i principianti che per gli sciatori più esperti, che potevano cimentarsi sulle piste servite dallo skilift Coltignone.
Nei primi anni sessanta vi fu un tentativo di costruire una funivia che portava ai Resinelli, ma nel 1962 il progetto non venne approvato dal Consiglio Comunale di Lecco e non se ne fece più niente.

Introbio-Biandino
Per quanto lontana dai centri abitati e raggiungibile solo con una robusta scarpinata da Introbio, la Val Biandino fu scenario di alcuni eventi dello sci pionieristico e per molti anni rimase una località di interesse anche sciistico.
Si prevedeva di dare vita ad un “centro vacanze di alto livello” dotato di ogni genere di impianti sportivi e di comfort (perfino un cinema); per lo sci si prevedeva di attrezzare la località con skilifts, seggiovie, telecabine e un trampolino di salto.
Il progetto non andò in porto e, finì con un nulla di fatto anche il progetto della funivia Introbio-Biandino, sostenuta dalla società “Valsassina Funivie” e per la quale, il 31 luglio 1960, si era anche svolta in pompa magna la cerimonia di posa della prima pietra.

Le altre stazioni
Per alcuni decenni in Valsassina si sciava un po’ dappertutto; ogni località di qualche interesse turistico cercava di attrezzarsi per migliorare la propria offerta anche nei mesi invernali. La presenza di un pendio innevato stimolava l’idea di impiantare uno skilift per consentire anche una “sciatina” agli ospiti di un albergo o di un rifugio.
Per anni, ad esempio, si sciò sopra il Rifugio Tedeschi al Pialeral, alle pendici del Grignone, sul versante valsassinese, dove fu allestito uno skilift. Impianti minori di risalita vennero messi in funzione anche all’Alpe Giumello (Casargo), al Cainallo, sempre alle falde del Grignone ma sul versante occidentale, e, nella zona del Resegone, a Morterone.

Tratto dal libro
CENTO ANNI DI SCI IN VALSASSINA – Quando la Lombardia ha messo gli ski
di G. Camozzini, A. Sala, D.F. Ronzoni – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

Questo testo contribuisce al progetto Il paesaggio culturale alpino su Wikipedia ed è distribuito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino Riviera con Licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale