La gente di Esino era usa un tempo a recarsi ai mercati di Bellano per acquistare quanto la sua stretta autarchia di miseria le impediva di produrre con i propri poveri mezzi. Il sentiero che con due ore buone di cammino consentiva di tornare dal borgo di riva alla montagna era sovente battuto dai banditi, per cui lo si percorreva sempre in gruppo. Lungo il tracciato sorgevano diverse cappelle che servivano da sosta e da riparo in caso di maltempo; una, non lontana da Perledo, dedicata alla Vergine, era detta Madone di Acquett per via di risorgive che scaturivano lì presso; un’altra, vicino ad Esino, veniva chiamata Ol Crocefiss, e la Madonna vi era affrescata ai piedi della croce.

Ora avvenne che in occasione del mercato di Sant’Andrea, il novembre di un anno lontano, molti scendessero a Bellano a comperare quanto necessario per il vicino inverno, durante il quale l’isolamento sarebbe stato pressoché completo. A sera, dopo la faticosa giornata il gruppo prese la via del ritorno. Tutti erano carichi assai e procedevano lentamente; eppure una anziana vedova che era fra di essi, vuoi per l’età vuoi per l’eccessivo peso della gerla in cui portava cibi e arnesi per la numerosa famiglia, andò distanziandosi dalla comitiva, sin che si trovò affatto sola. Nessuno si era accorto di lei e così ella avrebbe dovuto percorrere la ancor lunga via abbandonata inerme a qualsiasi offesa. Si era fatto buio intanto, e la notte era senza luna. La poveretta cominciò a tremare; camminava faticosamente e pregava. Giunse là dove sorgeva la cappella delle Acque; dopo di quella il sentiero sarebbe entrato nella selvaggia vallata dove nessun aiuto era più da sperarsi. La donna appoggiò la gerla al dosso del monte, si inginocchiò e implorò soccorso alla Vergine. Nel sollevarsi le parve di provare una inattesa tranquillità; caricò di nuovo la gerla sulle spalle e riprese il cammino. Dopo pochi passi ebbe la sensazione che qualcuno la seguisse; si volse: dal sacello usciva allora una figura luminosa, nella quale la donna riconobbe Nostra Signora; aveva abiti bellissimi e un dolce viso; accennò con una mano indicando di proseguire. E la poveretta continuò il cammino con la divina compagna; a tratti si fermava a guardarla e ogni volta ne riceveva conforto. Arrivò alfine al grande vallone, ed ecco, ad una svolta, alcuni figuri, appiattiti sul lato della via, levarle contro gli archibugi. Dietro di lei apparve la luminosa figura: i banditi, fulminati dalla visione, caddero a terra, mentre la donna proseguiva verso il paese ormai vicino. Il peso della gerla era divenuto più lieve; le forze anziché scemare la sostenevano sempre più nell’ultima fatica. Giunse finalmente al gesuolo del Crocefisso; lo superò, poi, volgendosi, vide Nostra Signora sorriderle ancor più dolcemente, farle un cenno di saluto, e scomparire nel sacello.

testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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