L’itinerario segue il tracciato di un’antica via di comunicazione che, staccandosi a Piazzo, dalla strada della valle di Casargo, risaliva lungo il corso del Varrone alla bocchetta di Trona, congiungendosi qui con quella proveniente da Introbio (la “strada” o “via” del Bitto) che scendeva verso la Valtellina. Pare che nei pressi dell’alpe di Premana, o alpe Varrone, sorgesse una torre a dominio della valle; comunque la strada fu utilizzata soprattutto per il trasporto del ferro estratto nell’alto Varrone e nella conca del lago di Sasso, in particolare fra il XVI e il XVIII secolo. Venne ben sistemata, a questo scopo, durante la dominazione austriaca (strada di Maria Teresa) e a quest’epoca datano i ponti in pietra che si osservano nel fondovalle e che si toccano con la variante, a Lavinol e a Gebbio. Allo sviluppo della siderurgia deve il suo nome anche l’alpe Forno, da un antico forno qui esistente. Successivamente, durante la prima guerra mondiale, venne di nuovo assestata, a scopo militare. Svolgendosi su questa comoda carrareccia, il percorso non presenta difficoltà; si tiene sempre sulle sponde dell’impetuoso torrente Varrone, attraversando ambienti boscosi e prativi, per arrivare alla conca dell’alpe Varrone, luogo isolato e gradevole, abitato da numerose colonie di marmotte, e dove, oltre al rifugio, si trova la casera nuova, punto d’appoggio dei pascoli itineranti estivi. Non è raro, nei mesi di giugno, luglio e agosto poter assistere qui alla produzione artigianale del famoso formaggio Bitto. L’itinerario supera 724 metri di dislivello in circa due ore.

Dalla circonvallazione a valle di Premana (951 m, targa metallica gialla con scritta Rifugio Forni-Rifugio Varrone) si scende per una carrareccia sulla mulattiera sottostante, che si percorre superando alcuni rustici (935 m) e giungendo all’alpe ebbio (865 m, ore 0,20). Qui si trova la strada proveniente dal vecchio ponte di Premana (vedi variante), sulla quale si continua, a sinistra, lungo il torrente. Superato il ponte allo sbocco della valle di Fraina, si passa al di sotto di un poggio (Pegnaduro), dove è posta una cappella con portico, poi, nei pressi di un crocifisso (a ricordo degli alpini premanesi caduti nella seconda guerra mondiale) e con alcune svolte si perviene all’alpe Forno (1128 m, ore 0,30-0,50). Più avanti si lascia a destra la mulattiera per l’Alpe Barconcelli (vicino alla stazione della teleferica) e continuando sulla strada si supera un ampio poggio erboso per salire poi più ripidamente in un bosco di larici. Nei pressi di una cappelletta (Madonna con Bambino) in località Pé d’Artin (1270 m, ore 0,15-1,05) si attraversa su un ponte la vallee, alla prima curva, si trova a sinistra una scorciatoia (ore 0,30-1,35) molto ripida che si può seguire per ammirare la bella cascata del Dente, riprendendo la carrareccia poco avanti. Si prosegue con altri tornanti per entrare nell’alpe Varrone, dove la pendenza diminuisce e la vista si apre sui Pizzi di Varrone e di Trona. Si lascia a destra il sentiero per i rifugi Santa Rita e Grassi (0re 0,35-2,10) e superato un altro ponte si è nell’altopiano erboso dove, a sinistra, sorge il rifugio Casera vecchia di Varrone. Lo si raggiunge abbandonando la carrareccia e salendo per prati (1675 m, ore 0,05-2,15).

Variante dal ponte di Premana – Si può evitare di salire e attraversare l’abitato di Premana, scendendo dal nuovo ponte al vecchio ponte dove si stacca la strada per Giabbio (770 m, parcheggio). Si sale moderatamente e, oltre il ponte di Bonom (764 m) si lascia a destra la carrareccia per le cascine di Lavinol, si supera il ponte di Gebbio e si giunge all’alpe Gebbio (865 m, ore 0,30) incontrando a sinistra la mulattiera proveniente da Premana.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

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