La costruzione del rifugio Buzzoni, dedicato a un giovane della Valsassina morto in un incidente sul lavoro nel 1959, è rimasta bene impressa nella mente di quanti vi parteciparono. Animati dal presidente della Sezione CAI di Introbio, Giovanni Silva, i volontari impegnati nei lavori fecero uno sforzo enorme: tutto fu portato a spalla, compresa una betoniera che venne smontata e quindi rimontata all’Alpe La Mota, sui pascoli sotto il Passo del Toro, dove l’edificio venne costruito nel giro di tre anni. Non fu una scelta casuale: dal 1897 questa località ospitava una baita utilizzata come bivacco e per la preparazione dei formaggi durante la stagione estiva. Così, il 12 settembre 1982, quando il rifugio venne inaugurato, Silva non mancò di sottolineare come il Buzzoni fosse destinato con impegno a valorizzare le valli e gli alpeggi, uno strumento per appassionare valligiani e villeggianti alle bellezze della montagna. Fu quasi una profezia. Perché il rifugio – che si raggiunge da Barzio toccando l’Alpe Nava e l’Alpe Tè, oppure dai Piani di Bobbio attraverso il Passo del Gandazzo, oppure ancora da Introbio per la pineta di Mezzacca e l’Alpe Tè – divenne ben presto la meta prediletta da molti escursionisti, oltre a rappresentare una tappa obbligata per gli appassionati di sci alpinismo. Ad accoglierli, la calda atmosfera dei rifugi di montagna: l’edificio disposto su tre piani può ospitare una trentina di persone ed è dotato di un bel camino nella sala principale. Al piano terra, annesso al rifugio, è disponibile un locale bivacco aperto tutto l’anno.

 
testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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