Nel 1885 nasce Giovanni Rigamonti, il figlio del “Folat” destinato ad ereditare dal padre Giuseppe, oltre al sopranome, anche la gestione del Rifugio Madonna della Neve a Biandino. Giovanni continuò la professione di Guida Alpina del padre ed ebbe come clienti-amici personaggi illustri come don Achille Ratti, sacerdote di Desio che sarebbe diventato Papa PioXI. A questo proposito è diventato leggenda l’episodio della visita di Giovanni Rigamonti, sul finire degli anni trenta, in Vaticano. Giovanni attendeva, insieme al presidente del CAI nazionale del ventennio fascista Angelo Manaresi e a numerose altre Guide Alpine, l’arrivo del Papa per l’udienza che era stata loro concessa. All’arrivo del Papa il “Folat” avrebbe detto “Ciao Papa” e Pio XI avrebbe prontamente risposto “Ciao Folat, se fet chi?”.
Giovanni fu un personaggio particolare, imprenditore ed esperto di marketing territoriale, oltre che Guida e “capanat”. Una volta catturò un camoscio vivo e, con l’intento di dimostrare l’abbondanza della selvaggina ai possibili ospiti del suo rifugio che si dedicavano alla caccia, lo esibì al guinzaglio presso la stazione ferroviaria di Bellano, che a quel tempo era la stazione turistica più importante del territorio perché da lì passavano i signori che si recavano verso le allora esclusive Terme di Tartavalle.
Ma ancora più clamoroso fu il trasporto di barche al lago di Sasso e il suo successivo ripopolamento con una varietà particolare di trote con la conseguente invenzione della pesca sportiva in Valsassina. L’operazione venne poi rafforzata dall’invito al rifugio dei più accreditati giornalisti del tempo per far assaporare le delizie del pesce in alta quota guadagnandosi così le colonne dei più importanti quotidiani di quegli anni. Altro che Gambero Rosso!
Esperto di agricoltura montana può essere considerato l’indiscusso promotore e valorizzatore dell’allevamento bovino valsassinese. Fu attivissimo in prima persona nella selezione e nella commercializzazione vincendo, con animali di altissimo pregio, rassegne di rilevanza internazionale come l’esposizione internazionale di Milano del 1928. Sua fu l’idea dei raduni di allevatori in rassegne locali per stimolarne i confronti e propagare la commercializzazione dei capi di bestiame. Idea che poi si concretizzerà, perfezionandosi, nelle Rassegne Zootecniche Valsassinesi, ancora oggi visitatissime e note a livello nazionale. Sensibile alle problematiche del settore zootecnico montano, fu tra i promotori della costituzione del Sindacato Valsassinese Allevatori.
Quando morì, nel 1956, al suo funerale c’erano così tante persone che gli ultimi non erano ancora usciti di chiesa e già la testa del corteo funebre aveva raggiunto il cimitero ad un chilometro e mezzo di distanza.

Tratto dal libro
ALPINISMO PIONIERISTICO TRA LECCO E LA VALSASSINA
di P. Buzzoni, G. Camozzini, R. Meles – ed. Bellavite
www.fotostoriche.valsassina.it
www.valsassinacultura.it

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