Riportiamo, ora, Santa Margherita tra gli eremiti e parliamo di quello tra i fratelli che aveva scelto dimora non lontano da lei e che le trasmetteva sul fondo della valletta di Casargo gli avvisi degli altri fratelli lontani. Fedele, dunque, viveva in un romitorio posto sopra il passo di Piazzo nel bosco denominato “La Foppa”. Egli poteva “vedere” Sfirio che stava sul Legnoncino. Scaturiva, accanto al rifugio, una sorgiva.

Fedele, ben conosciuto dalla agiografia ufficiale, fu un santo assai popolare nel Lario, dove era stato martirizzato. Figura storica, ben si sa che con Materno e Carpoforo, dopo assidue visite nel carcere imperiale milanese ai superstiti della strage della legione tebana ivi rinchiusi, tra i quali Alessandro, era riuscito a liberarli fuggendo con loro; raggiunto a Samolaco, vi fu decapitato e sepolto. Le sue spoglie furono poi traslate a Como nella basilica di Santa Eufemia la cui dedicazione venne da allora mutata a suo nome, mentre al primitivo stupendo tempietto sul lago di Mezzola il titolo fu trasformato in San Fidelino.

La pietà popolare, col tempo, fece di Fedele uno dei fratelli eremiti, ma la chiesetta di Piazzo, cadute le ragioni militari che avevano dato importanza al luogo, venne abbandonata per l’eccentrica posizione e crollò. Già nel 1614 era cadente e invano Federico Borromeo ne ordinò il restauro. Oggi non se ne vedono neppure più le vestigia. Si narra che allorché dirupò, la fonte che aveva dissetato il santo inaridì, per ricomparire presso la chiesetta della sorella Marhgerita dove, infatti, sgorga una freschissima acqua.

 

testo di PIETRO PENSA, da L’Adda, il nostro fiume, volume terzo, Religiosità, tradizioni e folclore nel ritmo delle stagioni
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

 

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