Assai parchi sono stati nei confronti di Dorio gli scrittori e saggisti che, nei secoli scorsi, hanno raccontato i loro passaggi per le rive lariane o compilato guide: si vede che il luogo così umile non suscitava ispirazioni. È degno d’esser notato che un «abduano» quale Cesare Cantù di Brivio nella sua ottocentesca Grande illustrazione del Lombardo Veneto non abbia aggiunto una parola al nome del paese.

Soltanto un «laghista» quale Sigismondo Boldoni di Bellano fa sentire un pochino d’affetto – in fondo era quasi in casa – nel Larius dedicato, nel Seicento, al feudatario Ercole Sfondrati: in quella distesa di acque si rispecchia giocondamente la greca Dorio, situata tra rigogliosic e fecondi vigneti, bellamente distinti dalle selve, in modo che quel tratto del Lario raccoglie la massima lode per la sua leggiadra visione: la stessa Piona, Dorio, Corenno, Dervio, e, sulla riviera opposta, Gravedona, Musso, Dongo e Domaso, raccolte in un solo sguardo.

Il Commentario settecentesco di Giambattista Giovio ci elargisce le seguenti informazioni: «Doro è il luogo primo, che incontrasi dopo (la penisola di Piona), ed è, come tutta quasi quella riviera, addetto al rito ed Arcivescovo Ambrosiano. Di là cominciavano i feudi, di cui fu ornata la famiglia illustre degli Sfondrati, or da pochi anni estinta».

Mentre Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico, alla vicina Dorio dal nome immutato, fa cenno soltanto per approvare la «congettura non trascurabile» del Boldoni che esso nome fosse di origine greca al pari di quelli di Corenno e Dervio.

Tomaso Porcacchi si spinge a far sapere che dal «promontorio di Piona si scoprono i beni et lo stato de’ Signori Sfondrati: percioché dallo stretto cominciano immediatamente le vigne de’ Doresi, dirimpetto al promontorio di Mussio; sì come, all’incontro del convento di Piona, è Gravedona».

Già Paolo Giovio, nella metà del Cinquecento, aveva segnalato la presenza in Dorio di un’attività viticola: subito dopo l’istmo (della penisola di Piona) cominciano i vigneti di Dorio.

Coltura, dunque, di antico impianto quella della vite, e lavorazione ugualmente secolare quella per la trasformazione delle uve in vino. Il toponimo Torchiedo significa certamente che in quella frazione si teneva un torchio per pressare le vinacce.

testo di ANGELO SALA
pubblicato sul sito www.valsassinacultura.it

 

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